Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Malattia, sport, selfie e sogni Bebe Vio si narra e dà la carica
IL LIBRO «Se sembra impossibile allora si può fare», il testo motivazionale della campionessa veneziana. Dagli aneddoti con Obama e i molti vip suoi fan al personale metodo per superare dolore e difficoltà. E vincere comunque
Ormai è più famosa lei dell’ex presidente Usa Obama, di cui tra l’altro conserva nel cellulare un celebre selfie alla Casa Bianca che ha fatto il giro del mondo.
Beatrice «Bebe» Vio, veneziana, campionessa nello sport e nella vita, a pochi giorni dal debutto come conduttrice tivù nella trasmissione «La vita è una figata» su RaiUno, esce ora con un nuovo libro Se sembra impossibile allora si può fare (Rizzoli, 272 pagine, 15 euro).
Un titolo che riassume bene la sua filosofia di vita, dove la parola «facile» non esiste, ma nemmeno la parola «impossibile». La vulcanica Bebe esordisce: «Ho scritto questo libro per dirlo chiaro: non importa se giovani o adulti , con tutti i pezzi o con qualche pezzo in meno: bisogna farsi da fare ragazzi».
La sua storia è nota, amputata di braccia e gambe a 11 anni dopo una gravissima forma di meningite acuta, non ha mai perso nemmeno per un secondo lo spirito battagliero e agonistico, tanto che nel fioretto paralimpico ha vinto due Coppe del Mondo e a Rio 2016 l’oro individuale e il bronzo a squadre. Nel libro si racconta, con lo stile informale, frizzante e diretto che la contraddistingue, svela tutti gli incontri importanti della sua vita, aneddoti e retroscena di ognuno dei suoi selfie celebri, ma ripercorre anche i momenti più drammatici, come quando impazzendo dal dolore e con tutte le ferite aperte dopo l’amputazione pensò al suicidio. Fu il padre a sdrammatizzare e a farle capire che «la vita è sempre una figata», proprio il titolo che ha voluto per la sua trasmissione su RaiUno.
Pagine condite di ironia, che diventano fortemente motivazionali perchè Bebe sprona a vedere il lato positivo della vita, a superare le difficoltà e a combattere ogni battaglia.
Una forza che il ciclone Bebe riesce a trasmettere a tutti quelli che incontra, dall’amico Jovanotti con cui ha trascorso più di qualche weekend, a personaggi televisivi, ai grandi della terra.
Chiunque incontra Bebe ne resta travolto. Merito anche di una famiglia di «super eroi», mamma e papà che hanno sempre saputo sostenerla nel modo migliore.
Tra i tanti episodi del libro, c’è quello esilarante delle «boccacce» della mamma. «Appena uscita dall’ospedale ero senza braccia e gambe, con ferite dappertutto, faccia compresa, potevo girare solo spinta sulla carrozzina - racconta Bebe - . Non passavo inosservata. Anzi, c’era gente che mi fissava come un extraterrestre. E’ stato a quel punto che mia madre ha cominciato con le boccacce. Funzionavano! Smettevano tutti di fissarci e si giravano dall’altra parte...»
L’ironia insomma, aiuta. Ma Bebe poi spiega: «Essere fissata mi fa arrabbiare? Sarei bugiarda se dicessi di no, ma capisco che le persone guardano me e le mie protesi in un certo modo solo perchè hanno paura. Tutti abbiamo paura delle cose che non conosciamo e la disabilità, non solo è una cosa sconosciuta, ma è anche una cosa di cui si ha paura di parllare».
E anche in questo caso, il «metodo Bebe», riesce ad aggirare imbarazzi e ad eliminare qualsiasi distanza.
«Quando capisco che qualcuno ha paura della mia diversità, sapete che cosa faccio? Mi sfilo un braccio, glielo metto in mano e gli spiego come funziona... all’inizio magari quello non la prende benissimo, ma poi è fantastico vedere sparire la paura dalle facce».
Eh sì, è proprio «la ragazza magica» a cui Jovanotti ha dedicato l’omonima canzone.
E se lei che è senza braccia ha deciso di fare la grafica e iscriversi a una scuola di disegno (ma questa è solo l’ennesima sua impresa «impossibile»), è chiaro che ognuno di noi alle prese con piccoli o grandi drammi può trovare lo spirito e la forza per farcela.