Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I MEDICI LO SCIOPERO E IPPOCRATE
Immaginate (se per vostra fortuna non siete coinvolti personalmente o familiarmente) un vecchio affetto da una o più malattie degenerative, che vive in una famiglia composta di padre, madre e due figli, dove si stenta ad arrivare a fine mese. Le medicine costano non poco, l’assistenza di più, il ricovero in una struttura per anziani è inarrivabile, eppure la figlia vuole star vicino al padre, carezzarlo, lavarlo, imboccarlo. Però ha bisogno che il medico di base lo veda ogni giorno, lasci ricette e impegnative, dia consigli sul da farsi: ma per due giorni il medico non ci sarà, sarà in sciopero. Probabilmente lo stato di salute del paziente è stazionario, urgenze non ce ne sono. Immaginate un’ottantenne che vive sola. Non è poverissima, ma non ha figli, è vedova, molti amici e amiche non ci sono più, la sua salute è fragile. Ha due gatti e un cagnolino che pare un topo, ma bisogna farlo uscire due volte al giorno, e una di queste è anche occasione per andare dal medico. Forse non è necessario, ma se ci va si sente meno sola, può raccontargli dei suoi «pocobene», un mal di pancia insolito, qualche linea di febbre. Lui poi le misura la pressione, le dice che è a posto, la rassicura, magari le chiede cosa mangerà stasera, lei glielo dice e torna a casa tranquilla. Vedrà un po’ di tele, poi andrà a letto con la Settimana Enigmistica, che pare blocchi la slavina di neuroni. Immaginate, in un’altra casa, una mamma con il suo bambino. È una madre single, il marito se n’è andato quando è stato chiaro che il piccolo è malato, forse autistico.
Anche lei ha bisogno del medico, un bisogno quasi quotidiano, ma il bambino oggi non vuole uscire, è tutto preso dalle sue costruzioni di Lego in cui è bravissimo, o a far operazioni matematiche, come molti autistici. I numeri gli piacciono, ha perfino memorizzato la data di nascita dei pochi conoscenti, e naturalmente quella del «suo» medico. Eppure in molti di questi o simili esempi «di scuola», ci sono persone che non saranno visitate perché il medico è in sciopero. Uno sciopero che potrà essere ripreso in dicembre o in gennaio se la Regione non si affretterà a realizzare il Piano concordato con i sanitari ma disatteso da anni. Negli ospedali i letti sono ridotti, le strutture intermedie mancano, così come gli hospice per chi ne avrebbe bisogno. E la burocrazia porta via tempo ai medici di base, che potrebbero invece dedicarlo a gestire i pazienti, quelli per esempio che gli ospedali rispediscono a casa in fretta, mentre pare perfino impossibile dare il via libera al fascicolo sanitario on line. Non hanno dunque torto, gli scioperanti, anzi hanno molte ragioni (anche se al Pronto Soccorso si aspetta ore su ore se non si è in codice rosso, e la Guardia medica non di rado preferisce far diagnosi per telefono). Però quelli che decidono di non chiudere i loro ambulatori, pur rinunciando a giudicare i colleghi, sono piccoli eroi, spesso anonimi, che applicano lo spirito del giuramento di Ippocrate (in versione moderna naturalmente), ritenendo che i pazienti non sono merce di scambio per ottenere il riconoscimento di pur giuste pretese. Certo lo sciopero è costituzionale (articolo 40) anche per la sanità, ma osereste chiamare crumiri coloro che vogliono assicurare assistenza fisica e psichica ai loro pazienti, sennò si sentono in colpa?