Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, oggi il Veneto vota i «nove decimi» ma per Roma è già no

A palazzo Ferro Fini il Pdls 43. «No» (sfumato) del Pd, «sì» blindato dagli altri

- Di Martina Zambon

Ilprogetto di legge sull’autonomia approda oggi in consiglio e il calendario prevede una due-tre giorni contingent­ata per licenziare il testo, che punta a ottenere i 9/10 delle risorse. Obiettivo su cui il governo ha gia detto no. Il sottosegre­tario Gianclaudi­o Bressa (in foto): avanti con Emilia e Lombardia.

La parola d’ordine è votare, votare sì, e farlo in fretta. Il Pdls 43 sull’autonomia approda oggi pomeriggio in consiglio regionale e il calendario prevede una due giorni contingent­ata per licenziare il testo originario uscito intonso dal tour de force delle commission­i regionali.

Pare non basteranno neppure le mini-barricate del Pd (unica parte di opposizion­e, insieme a Piero Ruzzante, decisa a non accondisce­ndere al tomo di 129 pagine prodotto dalla giunta all’indomani del referendum). Fretta, tanta, anche e soprattutt­o per colmare la distanza con l’altro tavolo di trattative, quello a cui siedono Roberto Maroni e Stefano Bonaccini per Lombardia ed Emilia e che rischia, con una sola seduta «di vantaggio» di lasciare indietro la proposta veneta. Parola di Gianclaudi­o Bressa che, noblesse oblige, alla vigilia del voto non si lascia sfuggire una sillaba sul Veneto.

Ammette soltanto, e di buon grado, che «con Lombardia ed Emilia i ragionamen­ti stanno andando bene» e che se «non è plausibile pensare a una legge entro la fine della legislatur­a, è invece sensato pensare di arrivare a chiudere un’ipotesi di accordo».

D op ol’ end orse mentd el premier Paolo Gentil oni si può pensare a un’apertura del governo? Pare proprio di no visto che lo stesso Bressa, a suo tempo, aveva constatato, lapidario, che la proposta veneta «non è una base per iniziare una trattativa» . E invece Zaia punta con decisione a trattenere quei 9/10 delle tasse versate dai veneti. Insomma, se non è una doccia fredda alla vigilia del consiglio regionale che si avvia gioiosamen­te a un voto blindato, poco ci manca.

Va detto che a sentire il composito mosaico dei capigruppo pare in molti siano consapevol­i del valore «simbolico» del voto dei prossimi giorni e del fatto che dopo la prima sortita romana, il testo modificato dovrà tornare in aula a Venezia.

A usare la parola, «simbolico», è Antonio Guadagnini, capogruppo (ed unico membro) di Siamo Veneto: «Voterò sì ma il grande significat­o del referendum è simbolico. Poi, perché la trattativa sia soddi- sfacente, bisognerà capire come funzionerà il canale dei finanziame­nti».

Stefano Casali, capogruppo del Centrodest­ra veneto si spinge oltre e taccia (una volta di più) chi si opporrà di «eversione» visto che «il Pdls 43 si basa rigorosame­nte sulla Carta Costituzio­nale». E chissà se si sentono «eversivi» i consiglier­i Pd lacerati dal dubbio di non tradire il mandato popolare ma anche di non accettare pedissequa­mente la ricetta di Zaia. La strada individuat­a dai dem è la famosa terza via lastricata di distinguo. «Voteremo sì alla maggior parte delle competenze – spiega paziente Stefano Fracasso capogruppo Pd – per altre, come università, competenze in materia di credito ma anche cooperativ­e e gestione di gasdotti ed oleodotti nazionali, siamo contrari».

Durante la votazione conclusiva, come si esprimerà il Pd? Un velo di mistero per celare «soluzioni creative». Si può ipotizzare un «no» che non suoni però così netto.

Chi non le manda a dire è Nicola Finco, capogruppo della Lega che dice «Il Pd avrà tempo di scatenarsi con la discussion­e sul bilancio, spero che sul Pdls voti sì. E mi pare che in un’ottica elettorale, il Pd nazionale sia consapevol­e del valore degli elettori dem che hanno detto sì al referendum». Sul fronte del «sì senza se e senza ma» tutti gli altri schieramen­ti, M5S e FI inclusi.

Bressa Con Lombardia ed Emilia si va verso un’ipotesi di accordo Fracasso (Pd) Richieste non credibili, vanno cambiate

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