Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’assistente sanitaria: «Allibita, faremo ricorso»

«Vaccinò per finta i bimbi» L’Usl licenzia la Petrillo

- Madiotto, Citter

TREVISO «In base all’articolo 2119 del Codice Civile l’abbiamo licenziata per giusta causa, per non aver adempiuto agli obblighi contrattua­li». L’Usl 2 di Treviso manda a casa l’assistente sanitaria Emanuela Petrillo, 32 anni, accusata di aver finto vaccinazio­ni su cinquece n to pazienti, quasi tutti bambini. Petrillo era già stata spostata di ruolo per poter indagare sulla vicenda. «Sono allibita, anche se sapevo che questa era un’ipotesi possibile, faremo ricorso» annuncia, attraverso il suo avvocato.

TREVISO Era annunciato, è arrivato: il licenziame­nto di Emanuela Petrillo, 32 anni, l’assistente sanitaria dell’Usl 2 di Treviso accusata di aver finto vaccinazio­ni su cinquecent­o pazienti, quasi tutti bambini.

«In base all’articolo 2119 del Codice Civile l’abbiamo licenziata per giusta causa, per non aver adempiuto agli obblighi contrattua­li» ha annunciato il direttore generale Francesco Benazzi. L’azienda ha interrotto il rapporto di lavoro che era cominciato nel gennaio 2016 ma che si era bruscament­e lacerato sei mesi dopo con la scoperta, da parte di alcune colleghe, di fiale ancora contenenti il siero vaccinale gettate nella spazzatura. Un sospetto di ve nt a to sempre pi ù fo r te perché i bambini, durante le iniezioni, non piangevano. Petrillo era stata spostata di ruolo per poter indagare sulla vicenda.

Il caso era scoppiato lo scorso aprile con la decisione dell’Usl 2 di portare alla luce questa storia, a seguito della quale la profession­ista era stata sospesa, e si era presto allargato al Friuli Venezia Giulia dove Petrillo aveva lavorato per sei anni in precedenza e dove è accusata della stessa mancanza, con una differenza: lì i vaccini non somministr­ati potrebbero arrivare a settemila. La donna è indagata dalla Procura della Repubblica di Udine (che ha accorpato le due indagini) con l’ipotesi di reato di peculato, omissione d’atti d’ufficio e falso in dichiarazi­oni.

«Sono allibita, anche se sapevo che questa era un’ipotesi possibile. Ma non immaginavo che si sarebbe arrivati a tanto così in fretta». Parla tramite il suo legale Petrillo che, nonostante lo sconcerto, è pronta a reagire: «Valuteremo il ricorso che credo sarà fondato – spiega l’avvocato Salandin che nella causa di lavoro assiste la donna insieme al l ’a vvocato Luca Azzari -, perché nella lettera di licenziame­nto non c’è traccia di quanto l’Usl 2 scriveva nelle comunicazi­oni di avvio del procedimen­to disciplina­re e cioè che ogni decisione sarebbe stata rinviata all’esito delle attività della magistratu­ra. La vicenda è complessa, sarebbe stato più prudente aspettare ». Le indagini entreranno nel vivo tra qualche giorno con l’ incidente probatorio e i nuovi esami sui campioni di sangue prelevati a Treviso e a Codroipo.

«Siamo al paradosso – conclude Salandin - perché il procedimen­to davanti al giudice del lavoro sarà più rapido di quello penale. La nostra assistita dovrà essere reintegrat­a perché a suo carico non c ’è nessuna sentenza. Questo ricorso però comporterà delle spese. Chiederemo i danni e ognuno risponderà in base al- le proprie azioni». I dati sulla base dei quali l’Usl 2 ha licenziato Petrillo sono quelli friulani: all’Asl 3 di Codroipo aveva lavorato come assistente sanitaria dal novembre 2009 al dicembre 2015, cioè prima di arrivare a Treviso. «Ci sono stati forniti dal dottor Benetollo, che ringraziam­o – spiega Benazzi -. Le persone vaccinate dalla signora Petrillo in Alto Friuli rispondono alla vaccinazio­ne solo per il 20,8%, le persone vaccinate da altre assistenti sanitarie per il 92,5%. Sono dati più completi, hanno usato tre provette per i prelievi, una consegnata alla magistratu­ra, una all’azienda sanitaria e una alla difesa per le controperi­zie. Sono dati confermati dai Nas e ci danno la possibilit­à di recedere il rapporto di lavoro per giusta causa perché non ha adempiuto agli obblighi contrattua­li, ovvero di vaccinare i bambini. Era un atto dovuto. Questo è un percorso strettamen­te amministra­tivo, attendiamo ora la decisione della magistratu­ra nel procedimen­to penale».

La vicenda era diventata un caso nazionale. Petrillo lavorava alla Madonnina, il dipartimen­to di prevenzion­e dell’Usl 2, a Treviso. A portare il caso all’attenzione dei dirigenti erano state proprio le colleghe con cui tutti i giorni divideva gli ambulatori al piano terra: si erano stupite di non sentire mai i bambini piangere durante la profilassi, così avevano controllat­o il cestino: all’interno c’erano le siringhe ancora integre, come se il siero non fosse stato iniettato. Era stato effettuato un test su 25 bambini vaccinati da Petrillo: 21 non presentava­no gli anticorpi e l’indagine è ripartita, nonostante fosse stata archiviata pochi mesi prima. I suoi pazienti sono stati richiamati per completare il percorso vaccinale ritenuto incompleto, fra la preoccupaz­ione e la rabbia delle famiglie alcune delle quali hanno preannunci­ato una class action.

Il legale Dovrà essere reintegrat­a perché contro di lei non c’è ancora alcuna sentenza

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