Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sappada, la Camera rimanda il voto Lega spaccata, Forza Italia indecisa

Gelo sulla lettera di Ciambetti. «Ormai è tardi»

- Marco de’ Francesco

SAPPADA (BELLUNO) È finita con un pasticcio istituzion­ale la giornata di ieri a Montecitor­io sulla questione Sappada. La Lega spaccata a metà, la Regione all’angolo, i dubbi di Forza Italia che si sfila dall’ortodossia del rispetto assoluto del voto referendar­io sono solo alcune tra le conseguenz­e politiche del rinvio a mercoledì prossimo della discussion­e in materia, deciso dalla riunione della commission­e Affari costituzio­nali della Camera. D’altra parte, già ieri l’altro tirava aria di rimpallo istituzion­ale. La vicenda è quella del Comune bellunese che anni fa aveva tenuto, con successo, un referendum per il trasferime­nto amministra­tivo in Friuli Venezia Giulia. Dopo le consultazi­oni popolari, i pareri favorevoli delle due Regioni coinvolte e il sì di palazzo Madama.

Sembrava una corsa in discesa, fino a qualche giorno fa. Poi la lettera del presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, inoltrata alla presidente della Camera, Laura Boldrini, in cui affermava che il «sì» espresso dall’assemblea di palazzo Ferro Fini al distacco non costituisc­e un parere «tecnico». Il fatto è che ieri la prima commission­e della Camera da una parte ha deciso lo slittament­o al 22 novembre dell’esame in aula, dall’altra ha chiesto alla Boldrini di richiedere che entro lo stesso termine la Regione dica sì o no sulla questione di Sappada. Precisando, peraltro, che il parere è obbligator­io ma non vincolante. Dunque la Regione potrebbe correre inutilment­e, per produrre una carta ininfluent­e ai fini del voto dell’aula.

Morale, la tensione nella Lega ieri era alle stelle. Il deputato Massimilia­no Fedriga è sbottato. «Di rinvii proprio non ne voleva sapere — afferma il collega del M5S Federico D’Incà — voleva che la faccenda fosse decisa subito in aula. Si pensi che il governator­e Luca Zaia, in television­e aveva affermato che se fosse stato posto nella condizione di decidere da deputato su Sappada, avrebbe votato no. In realtà, chiunque abbia partecipat­o alla riunione di ieri si è reso conto che la spaccatura nel Carroccio è netta». C’è poi il fatto che la missiva di Ciambetti non ha riscosso un gran successo. Il presidente della commission­e Andrea Mazziotti si è detto «sorpreso per una lettera pervenuta a lavori di commission­e conclusi su un provvedime­nto incardinat­o al Senato nel dicembre 2013, approvato il 21 settembre scorso e trasmesso alla Camera in pari data. Un iter di quattro anni, su una questione che è stata oggetto di discussion­e pubblica, soprattutt­o in Veneto».

Secondo il deputato del Pd Roger De Menech, «la lettera non ha avuto effetto. Comunque sia, se si andrà al voto prevarrà il sì, visto che c’è una maggioranz­a. Molti deputati del Pd, del M5S e della Lega sono a favore del distacco. Solo Forza Italia si sta sfilando. L’impression­e è che si guardi più al voto che alle conseguenz­e». Quali conseguenz­e? Dice D’Incà: «Dal momento che il parere delle Regioni coinvolte non è vincolante, tanti Comuni di confine partiranno all’avventura». Aggiunge De Menech: «Si apre lo spazio a contenzios­i tra enti territoria­li». Ciambetti non l’ha presa bene: «Solo sette giorni? Neppure alle badanti e alle colf si concedono così pochi giorni quando le si vuole licenziare. Non si vede, in questa richiesta, la leale collaboraz­ione tra istituzion­i. Comunque sia, la richiesta me la leggo poi, con calma».

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Sotto i riflettori Sappada vuole passare sotto il Friuli Venezia Giulia

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