Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Occupazione, segnali di ripresa «Ma sale anche la precarietà»
La Cgil: «Terzo trimestre positivo. Certo i posti fissi sono pochissimi»
«Cresce la precarietà nel Bellunese». La pensa così il segretario generale della Cgil Mauro De Carli. Che guarda i dati dell’ultima trimestrale (settembre) di Veneto Lavoro e non fa sconti all’imprenditoria locale. «Finiti i larghi incentivi del Job Act - afferma - pur con un contratto a tutele crescenti che elimina la sicurezza del posto di lavoro prevista dall’art. 18, gli imprenditori vogliono mani libere sul lavoro (e lo dicono chiaramente quando chiediamo loro conferma di questa nostra supposizione), pagano maggiori compensi alle agenzie interinali, ma preferiscono la fabbrica flessibile e precaria». E poi la situazione bellunese mostra qualche particolarità rispetto a quella regionale. «Il dato complessivo Veneto dall’inizio del 2017 sino al mese di settembre – afferma - evidenzia una ripresa consistente degli occupati e delle assunzioni, tanto che il saldo degli occupati in Veneto dal 2008 ad oggi risulta positivo per 44.872 posizioni; contrariamente al dato regionale, Belluno perde 2.766 posti di lavoro dal 2008». Significa che mentre altre province hanno agganciato la ripresa e dal punto di vista occupazionale hanno superato i livelli della crisi, nel complesso ciò non è accaduto nel Bellunese. Insomma, i recenti buoni risultati occupazionali del Bellunese, «che nel terzo trimestre dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo del 2016 – chiarisce De Carli – hanno fatto registrare un saldo incoraggiante +9.6% (+2.180) complessivo di nuove assunzioni, di cui 14.840 a termine (+10%), 6.710 somministrate (+11.4%) e sostanziale parità nei contratti a tempo indeterminato (2.455 con -1%)» non hanno colmato il divario. Inoltre «questa nuova vivacità occupazionale è abbinata alla preponderanza della precarietà; infatti il 59,7% dei soli contratti a tempo determinato, più il 27.1% dei contratti di somministrazione distaccano parecchio i contratti a tempo indeterminato che sommano solo il 9,9% (2.455) delle assunzioni complessive, sempre più in calo negli ultimi anni». Secondo De Carli «che le stabilizzazioni a tempo indeterminato siano poche lo si evince da un secondo dato colto dentro le statistiche di Veneto Lavoro: il numero delle cessazioni di contratto è sempre superiore a quello delle assunzioni (26.200 contro 24.780 a Belluno). Il saldo quindi tra assunzioni e cessazioni è negativo, diventa quindi logico pensare che i posti di lavoro fissi persi (per dimissioni, licenziamenti o pensionamento) vengano reintegrati solo con contratti precari».