Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Cina riapre: volano carne e latte Ed è boom degli arrivi in agriturismo
Le produzioni agricole e di carne, nonché gli agriturismi trevigiani, hanno chiuso un buon 2017. Cedono frutta e cereali
Bene le carni, il latte e TREVISO gli affari degli agriturismo, stazionario il vino e piuttosto male la frutta. Il 2017 per il settore primario trevigiano si può raccogliere in queste tre essenziali linee di tendenza sulle quali si è soffermata la Confagricoltura provinciale. Mele, pere, ciliegie, kiwi ed ortofrutta in generale hanno risentito di andamenti climatici poco fortunati, come le gelate di primavera e la siccità estiva, senza contare gli effetti della cimice asiatica. Come risultato si sono avuti prodotti di dimensione ridotta con conseguente perdita di valore di mercato. A risentire di freddo e arsura è stato anche il comparto cerealicolo, i cui prezzi di vendita sono stati a volte inferiori ai costi di produzione. «Un settore – rileva il presidente di Confagricoltura Treviso, Lodovico Giustiniani – che ancora non esce dalla crisi in cui è immerso da anni». Sul fronte delle carni lo scenario intanto migliora, nonostante i danni nel segmento avicolo, diretti e indiretti, collegati all’influenza aviaria. La carne suina fa registrare un aumento delle esportazioni del 20% e dei ricavi del 9%, grazie anche ad un aumento delle quotazioni passate a 1,69 euro al chilo contro gli 1,19 di un anno fa. In risalita anche il comparto bovino, agevolato dalla riapertura delle frontiere con la Cina, sigillate ormai da 16 anni e cioè da quando in Europa esplose l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse), da noi nota con il nome di «malattia della mucca pazza». La ripresa dei rapporti con la Cina, poi, con il via libera all’acquisto di latte in polvere e trasformato, ha consentito una risalita dei prezzi del latte, che hanno toccato i 40 centesimi il litro. Un po’ di vitalità in più è arrivato anche come conseguenza del crollo dell’olio di palma il quale ha indotto la sua sostituzione nelle produzioni alimentari con burro e panna e inducendo così un raddoppio dei loro prezzi.
Dal latte al vino (settore nel quale il Prosecco domina, con un fatturato superiore ai 2 miliardi), con una qualità delle uve rimasta a buoni livelli nonostante il clima al quale si attribuisce una flessione della produzione di circa il 20%, fenomeno compensato tuttavia da un contestuale aumento dei prezzi. Le aziende agrituristiche, infine, tornano fra le preferenze dei visitatori e l’occupazione delle stanze risulta in ripresa anche in bassa stagione.