Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bio, naturale e senza fitofarmac­i In crescita il mercato del vino

Le bottiglie prodotte in montagna sempre più richieste dagli chef stellati

- Federica Fant © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Viti resistenti Fioriscono più tardi evitando così le gelate tardive

BELLUNO Vini con un mercato di nicchia. È questa la nuova frontiera della viticoltur­a «made in Belluno». Le loro etichette sono nella carta dei vini di ristoranti stellati, come il Laite di Sappada, il Tivoli di Cortina d’Ampezzo o nomi di cucine importanti come il Dolada di Pieve d’Alpago o la Locanda San Lorenzo di Puos d’Alpago.

Sono 147 gli ettari di vigneti presenti nel Bellunese, una sessantina dei quali appartengo­no produttori t re vi gi ani che si sono espansi nella provincia più vicina per perseguire il metodo tradiziona­le. Il vino biologico, invece, è un fenomeno in crescita costante: nel Bellunese sono quattro le aziende certificat­e. Sempre di più, invece, i piccoli produttori che piantano viti resistenti o che adottano il metodo naturale – ecologico limitando l’utilizzo di fitofarmac­i, per una questione di costi, ma soprattutt­o di filosofia legata alla purezza dell’ambiente.

L’aspetto più curioso è che sempre più donne si dedicano alla viticoltur­a, nel Bellunese, perché è un’attività che permette di conciliare famiglia e lavoro. Un adi loro è Maddalena De Mola di Ti - gnes, in Alpago, che rifornisce anche ristoranti stellati. «Abbiamo un ettaro e mezzo e l’azienda è stata avviata nel 2013 – racconta – . Siamo sul mercato da due anni, produciamo Pinot grigio e dalla prossima primavera anche Pinot nero. Non ci siamo certifi- cati bio, non ci interessa il marchio, ma solo rispettare l’ ambiente: lavoriamo il vigneto amano, grappolo a grappolo. I trattament­i sono tutti a base di prodotti sostenibil­i».

Tra San Gregorio nelle Alpi e Bolzano bellunese, invece, lavora le sue «viti resistenti» Filippo De Martin. Queste viti non hanno bisogno di pesticidi chimici e sono più che idonee al clima di montagna perché - tanto per fare un esempio - fioriscono più tardi, evitando così le gelate tardive, e maturano poco prima del freddo autunnale. «Quest’anno ho messo in vendita l’annata 2014-15 – racconta con soddisfazi­one – e sono uscito con due vini: uno spumante e un survie. Coltivo varietà resistenti, come il Bronner e il Solaris». Anche per lui il mercato è di nicchia, si parla del Bistro Bembo, del ristorante da Casimiro a Sospirolo, all’Enoteca contempora­nea di Feltre e la Locanda San Lorenzo.

E se i produttori si danno da fare, le associazio­ni di categoria stanno al passo, Paolo Bardin è il presiedent­e dell’ Anga (associazio­ne giovani agricoltor­i ).« Il fenomeno delle viti resistenti è presente a macchia di leopardo. Il vino che viene prodotto è spesso di nicchia, ma c’è bisogno di creare un’identità attorno ad esso. Si sta pensando anche ad una piccola cantina sociale per agevolare i produttori».

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Le vigne Molti enocoltiva­tori trevigiani si sono spostati nel Bellunese

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