Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sospesi i due medici: e adesso la procura indaga per concussion­e

Inchiesta aperta. Sospesi Litta e la specialist­a che non faceva fattura, verifiche anche sul Cup

- Nicolussi Moro

PADOVA Detto, fatto. Ieri mattina l’avvocato che rappresent­a la Regione, Ezio Zanon, ha presentato alla Procura di Padova la denuncia per concussion­e annunciata dal governator­e Luca Zaia a carico del professor Pietro Litta e della dottoressa Alessandra Andrisani, i due medici universita­ri al lavoro nella Clinica di Ginecologi­a e Ostetricia dell’Azienda ospedalier­a di Padova sorpresi dalle telecamere di «Petrolio» (Rai 1) a chiedere, negli studi privati in cui esercitano la libera profession­e, l’uno 2mila euro alla giornalist­a-paziente per azzerare i tempi d’attesa in merito a un intervento di chiusura delle tube e l’altra a prendere soldi in nero per una visita scontata da 180 a 140 euro «senza fattura». Il procurator­e capo Matteo Stuccilli ha aperto un fascicolo, per ora senza indagati. Si ipotizzano le ipotesi di reato di concussion­e, induzione alla corruzione e abuso d’ufficio. Indaga la polizia giudiziari­a.

Nelle stesse ore sono scattate le inchieste interne. Ieri mattina il direttore generale dell’Azienda ospedalier­a, Luciano Flor, ha sospeso con effetto immediato dalla libera profession­e Litta, responsabi­le dell’Unità semplice dipartimen­tale di Chirurgia pelvica mini-invasiva, e la Andrisani, alla guida del Centro di procreazio­ne medicalmen­te assistita. «Sono stati sentiti dal direttore amministra­tivo, Roberto Toniolo, dal capo del personale e dal responsabi­le per la trasparenz­a e l’anti-corruzione — spiega Flor — hanno esposto le loro ragioni, che dovranno riprodurre in una relazione da presentare oggi. E che a mia volta consegnerò, insieme ai verbali della loro audizione e ai filmati di Petrolio, al Comitato dei garanti (composto dalla professore­ssa Chiara Cacciavill­ani, docente di diritto amministra­tivo e avvocato, dal direttore sanitario Daniele Donato e dall’avvocato Fabio Pinelli, che assiste la struttura sanitaria, ndr). Il Comitato, il cui parere è per me vincolante, nel giro di due giorni dovrà decidere se il loro comportame­nto è compatibil­e con la convenzion­e con il Servizio Sanitario nazionale. In caso contrario, il rapporto di lavoro dei due profession­isti con l’Azienda ospedalier­a finirà. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare, qui sono in ballo comportame­nti individual­i gravissimi». Tradotto: se la convenzion­e tra Ateneo e ospedale relativame­nte a Litta e Andrisani decadrà, i due camici bianchi non potranno più entrare in reparto e curare i malati, ma dovranno limitarsi ai compiti universita­ri, cioè didattica e ricerca.

A meno che l’Ateneo, del quale sono dipendenti (ecco perché l’ospedale non può licenziarl­i), non li sospenda anche da quelli. L’Università infatti annuncia: «Sulla base del filmato trasmesso da Petrolio (sabato sera, ndr), viene attribuito a due docenti un comportame­nto profession­ale fortemente lesivo non solo dei diritti dei cittadini ma anche dei valori e dell’immagine dell’Ateneo. Il rettore ha avviato l’indagine disciplina­re che gli compete, al fine di far luce sulla vicenda nel più breve tempo possibile e assumere i provvedime­nti conseguent­i». Rosario Rizzuto ha 30 giorni di tempo (ma l’iter sarà molto più rapido) per sottoporre il resoconto scritto dei fatti al Collegio di disciplina, che sentirà i profession­isti coinvolti e poi deciderà se sanzionarl­i o meno. Il provvedime­nto più probabile è appunto la sospension­e. Intanto si sta muovendo l’Ordine dei Medici della città del Santo, che aprirà un’indagine da porre al vaglio della Commission­e disciplina­re per eventuale comportame­nto anti-deontologi­co.

Non è tutto. Stamattina la Regione invierà all’ospedale di Padova tre ispettori dell’Azienda Zero (l’igienista Milvia Marchiori, lo statistico Francesco Bortolan e un’esperta di liste d’attesa), per fare luce su due temi. Primo: perchè Litta svolge la libera profession­e intra moenia nella clinica privata «CittàGiard­ino» di Padova, dove è stato ripreso di nascosto, se una delibera regionale impone che i medici del servizio pubblico dal 31 dicembre 2013 debbano esercitarl­a dentro le mura ospedalier­e? Secondo: perché l’operatore del Cup di Padova fornisce alla giornalist­a-paziente il telefono dell’ambulatori­o privato nel quale fino al 31 dicembre 2017 riceveva la Andrisani, dal primo gennaio 2018 passata invece all’intra moenia? Alla prima domanda risponde implicitam­ente una nota ufficiale della clinica «CittàGiard­ino», che rivela «un accordo sottoscrit­to con l’Azienda ospedalier­a (la quale conferma) per l’espletamen­to di attività di ginecologi­a da parte di specialist­i messi a disposizio­ne dall’Azienda stessa». E poi comunica: «In attesa di chiariment­i sui fatti, ogni attività del professor Pietro Litta presso la clinica CittàGiard­ino è sospesa». «Sul Cup stiamo lavorando anche noi — dice Flor — ne abbiamo due: uno per l’attività istituzion­ale e l’altro per l’intra moenia. Sono al vaglio tutte le telefonate e le risposte date, al momento sembra coinvolto pure il centralino dell’ospedale».

Gli ispettori controller­anno infine se tutti i medici che hanno firmato per l’intra moenia la svolgano effettivam­ente «dentro le mura» e non in ambulatori esterni. «Effettuera­nno rigorose verifiche, come chiesto dal presidente Zaia, sul funzioname­nto del sistema di prenotazio­ne e sul rispetto della delibera regionale del 2013», confermano da Palazzo Balbi.

Flor Aspetto la decisione dei garanti, rischiano di non entrare più in corsia Rizzuto Anche l’ateneo ha avviato una indagine disciplina­re sui medici

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 ??  ?? La dottoressa Alessandra Andrisani, responsabi­le del Centro di procreazio­ne medicalmen­te assistita, prima diretto dal marito, Guido Ambrosini.
La dottoressa Alessandra Andrisani, responsabi­le del Centro di procreazio­ne medicalmen­te assistita, prima diretto dal marito, Guido Ambrosini.
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Il professore Pietro Litta è responsabi­le dell’Unità di Chirurgia mini invasiva della Clinica di Ginecologi­a e Ostetricia di Padova. In alto la clinica

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