Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I veneziani e non i cinesi devono e possono salvare Venezia
Caro direttore, ho letto con vivo interesse l’articolo del professor Paolo Costa di giovedì scorso titolato «Solo la Cina può salvare Venezia». L’analisi è in larga misura condivisibile. Lo spopolamento della città di Venezia (ma, attenzione, non si tratta di un centro storico: Venezia è una città vera) è una catastrofe che tutti i veneziani stanno constatando con angoscia giorno dopo giorno. Una catastrofe ampiamente annunciata e prevista da decenni, peggiore dell’ alluvione del ‘66, perché irreversibile e protratta nel tempo. Tuttavia ciò che non ho compreso leggendo l’articolo è perché mai i «cinesi» dovrebbero essere coloro che tale catastrofe potrebbero scongiurare. Frequento per motivi professionali quella parte del mondo dal 1984 e non sono certo sensibile alla retorica del «pericolo giallo», ma proprio non ho compreso. Mi sembra che sia come suggerire di curare la polmonite... ingessando una gamba. Vivendo a Venezia noto invece con sollievo l’ insorgere spontaneo di numerosi movimenti ed associazioni di Veneziani, animati dalla volontà di riscatto della città e dal desiderio di promuovere la residenzialità tentando di opporsi alla monocultura turistica, una delle cause principali dello spopolamento. Tali iniziative, che dovrebbero essere favorite dal Comune, sono il segnale che ancora non tutto è perduto e che non si è estinta la linfa vitale di Venezia. E’ necessario che la città lagunare, quella che il resto del mondo pensa coincida con l’intero comune, si dia essa stessa, e non i cinesi, una propria amministrazione, la quale abbia come priorità assoluta lo studio e la realizzazione di un progetto solido e realizzabile a medio e lungo termine di ripopolamento e disciplina del fenomeno turistico. Tale progetto dovrebbe essere il frutto del lavoro delle migliori intelligenze disponibili a livello internazionale ma coinvolgendo naturalmente la cittadinanza. Penso anche che sia necessario il pensiero e l’azione di persone nuove, giovani e libere da conflitti d’interesse, e non mi sembra che chi ha amministrato in passato la città, o chi la sta amministrando oggi, abbia veramente affrontato, o voluto affrontare, nè tantomeno risolto, la catastrofe dello spopolamento.