Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Medici ospedalieri ecco chi guadagna di più nel privato Litta guida la lista
Padova, la classifica dei «redditi da libera professione». Il primo della lista? Litta, il prof nella bufera
VENEZIA Pietro Litta, il medico dell’Azienda ospedaliera di Padova nella bufera per lo scandalo liste d’attesa, è al primo posto per volume di guadagni legati alla libera professione. É quanto emerge dai dati, pubblici, sui redditi dei camici bianchi. Ecco, nome per nome, chi incassa di più.
PADOVA Sarà un caso, una beffarda coincidenza. Fatto sta che il medico dell’Azienda ospedaliera di Padova al primo posto per volume di guadagni legati alla libera professione è il professor Pietro Litta. Proprio il responsabile della Chirurgia mini-invasiva interna alla Clinica ostetrica finito sotto inchiesta perchè ripreso dalle telecamere di «Petrolio» (Rai 1) mentre chiedeva 2mila euro alla giornalista-paziente per saltare le liste d’attesa. Il programma ha poi immortalato la dottoressa Alessandra Andrisani, a capo del Centro di procreazione assistita della stessa Clinica, intascare 140 euro in nero per una visita. Risultato: riflettori puntati da Procura e Regione sulla libera professione.
I dati sono pubblici: Litta per l’intra moenia, cioè l’attività a pagamento dentro il sistema pubblico, ha percepito nel triennio 2015/2017 un totale di 456.684 euro lordi. Al secondo posto il professor Carlo Foresta, direttore del Servizio per la patologia della riproduzione umana(440.961 euro), al terzo il professor Filiberto Zattoni, primario dell’Urologia (418.965 euro). Il resto della classifica si può vedere nella tabella sopra, ma la domanda è: quanti di questi soldi restano in tasca al medico? «Fra la quota dovuta all’azienda di riferimento e le tasse, dal lordo bisogna sottrarre mediamente il 55% — spiega Giovanni Leoni, chirurgo generale a Venezia e segretario della Cimo (sigla degli ospedalieri) —. In certi casi anche di più. Faccio un esempio: su 100 euro percepiti per una visita, 40 vanno alla mia Usl e sui restanti 60 devo pagare le tasse, quindi il netto è di 23. Per gli esami strumentali la tassazione arriva fino al 70%, perciò se per un’ecografia prendo 120 euro, in tasca me ne restano 15/18. Per arrivare a 200 euro al giorno, devo farne una decina o più. Insomma, la libera professione non regala niente, consente di arrotondare lo stipendio ma con guadagni sudati». Che si aggiungono a una retribuzione media di 2500/2600 euro netti per un neo- assunto, di 3300/3500 (con guardie e pronta disponibilità) per un camice bianco di mezza età e di 4500/5000 per un primario. Lo stesso dicasi per gli universitari, il cui compenso viene equiparato a quello degli ospedalieri perché il contratto è unico, però hanno una diversa organizzazione del lavoro. «Un ospedaliero deve garantire 34 ore di attività assistenziale istituzionale e 4 di formazione — precisa Adriano Benazzato, segretario deldegli l’Anaao — un universitario 16 di assistenza, 4 di formazione e il resto tra didattica e ricerca. Su 8400 medici veneti, solo 700 sono universitari».
Nella nostra regione il 47% dei dirigenti medici e il 68% universitari svolgono la libera professione (dati ministero della Salute), il 98% dei quali in intra moenia, cioè dentro le mura dell’ospedale, percependo relativa indennità di esclusiva di 2mila euro lordi al mese. Gli altri sono in extra moenia, ovvero nel privato puro o nel proprio ambulatorio, ergo rinunciano a tale voce dello stipendio e si pagano le spese di studio, segretaria, eventuali infermieri o consulenti. «Però non devono rendere conto al loro ospedale — osserva Leoni — invece in regime di intra moenia le prenotazioni le prende il Cup, al quale il medico versa 1/1,5 euro a prestazione, che le registra e ne notifica l’elenco all’amministrazione. Impossibile il nero, non c’è passaggio di denaro tra professionista e paziente, che paga alle macchinette o all’ufficio cassa. I casi di imbrogli sono residuali e dispiace gettino discredito su migliaia di medici che sgobbano tutto il giorno con dedizione e passione. Diverso è nei centri privati — chiude Leoni — dove non c’è il Cup. Per evitare che qualcuno cada in tentazione, bisognerebbe chiedere il saldo al momento della prenotazione».
«I medici sono tutt’altro che iper-pagati — osserva il professor Foresta — e allora la libera professione è una gratificazione economica. Ma anche e soprattutto personale, perché il paziente sceglie proprio te. In intra moenia è codificata e controllata: è l’azienda a dirti dove e in quali ore esercitarla e a incassare l’importo del tuo lavoro, che poi ti attribuisce in busta paga. Dobbiamo pure timbrare il cartellino, quindi non è facile come si pensa assentarsi dal posto di lavoro».