Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Commercio: boom di bar ed estetiste
Fotografia 2017: a Treviso si registra una ripresa. Ma diminuiscono i locali tipici
TREVISO La conferma, accanto ai dati, arriva anche dall’assessore Paolo Camorei: «Siamo soddisfatti, nel 2017 si è registrata una ripresa nel commercio». Già perché in città, ad esempio, gli esercizi pubblici sono saliti del 22 per cento rispetto all’anno precedente, come pure i plateatici. In tutto, in negozi di vicinato sono 1.375. Curiosità: boom anche per i centri estetici (ben 29 nuovi in un anno), mentre diminuiscono le parrucchiere.
TREVISO Treviso fa i conti con un 2017 che per le attività produttive è stato, dal punto di vista di Ca’ Sugana, positivo: sono cresciuti i pubblici esercizi, fra bar e ristorazione e i plateatici; la città ha perso quattro negozi di vicinato ma ha acquistato quattro medie strutture in più. Il giudizio è dell’assessore Paolo Camolei che ha raccolto i dati sulle aperture e chiusure in centro e nei quartieri. «Le vetrine spente di oggi sono meno di quante fossero cinque anni fa – dice -, il commercio è cambiato e non possiamo pretendere che le dinamiche rimangano le stesse col passare del tempo, ma siamo riusciti a riempire la città di eventi e a renderla attrattiva per nuove attività imprenditoriali».
I pubblici esercizi sul territorio comunale sono 566, il 22% in più rispetto al 2016; anche i plateatici sono aumentati, sono 199 e 51 in più dell’anno precedente. Il commercio fisso di vicinato conta 1.375 negozi, 4 in meno a livello comunale, ma ci sono 4 medie strutture in più e 29 attività in più di agricoltori. Due edicole hanno chiuso ma ci sono due panifici in più. Per quanto concerne la cura del corpo, Treviso registra 7 negozi di parrucchieri in meno ma più 29 estetiste; invece si sono spente le luci di dieci studi medici.
Aumentano le nuove forme di commercio: più 10 le vendite a domicilio al consumatore, più 3 il commercio per corrispondenza, più 20 il commercio di vendita a mezzo internet. «In base ai dati degli uffici e delle licenze della polizia locale per il mercato non fisso, il commercio su aree pubbliche e nei mercatini, il trend è in calo – continua Camolei -. Il saldo in città è complessivamente positivo, nonostante quello che alcuni vogliono far credere. Certo, rimangono ancora diverse vetrine spente ma il ricambio è rapido perché c’è voglia di investire in un capoluogo che cresce».
Al di là delle aperture, che talvolta durano pochi anni e poi lasciano Treviso, ci sono anche chiusure di attività storiche come la Cereria Torri, che ha messo la parola fine a 48 anni di commercio in piazza San Vito dopo Natale. «Quando escono di scena attività che hanno fatto la storia della città – riflette Camolei – bisogna anche chiedersi perché questo succede, se manca il ricambio generazionale, se la domanda e l’offerta sono cambiate. Treviso non è la stessa di vent’anni fa».
Il portavoce Ascom del centro storico Enrico Zanon nota «un complessivo risveglio del commercio trevigiano, c’è molta voglia di uscire dalla crisi». E sul ricambio di attività e vetrine cittadino: «Il nostro settore cambia veste, siamo ancora in una fase critica della crisi, la pressione degli outlet e di internet si fa sentire ma nonostante questo e senza nascondersi dietro le difficoltà Treviso sta vivendo un periodo di tendenza positiva». La Camera di Commercio di Treviso ha censito il commercio al dettaglio nel capoluogo: al 30 settembre 2017 risultano attive 969 sedi d’impresa (13 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e 566 unità locali (ovvero filiali di gruppi e società con sede principale altrove, in crescita di 12 unità). Nel complesso sono registrate 1.535 attività, pressoché stabili rispetto al 2016, una in meno dell’anno precedente.