Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I ginecologi sotto accusa presentano memorie difensive
Il direttore generale Flor ascoltato in Procura
PADOVA Si è riunito ieri il Comitato dei Garanti, organo disciplinare creato da Azienda ospedaliera e Università di Padova, presieduto dal direttore sanitario Daniele Donato e composto anche dagli avvocati Chiara Cacciavillani e Fabio Pinelli, per valutare «i casi Pietro Litta e Alessandra Andrisani». Per i due universitari al lavoro nella Clinica ostetrica il direttore generale Luciano Flor — che li ha già sospesi dalla libera professione — ha chiesto la decadenza della convenzione. E quindi l’allontanamento dall’attività assistenziale in reparto, per l’impossibilità di licenziarli, visto che sono dipendenti dell’Ateneo. Ora il comitato, che ha acquisito il servizio di «Petrolio», la versione dei fatti dei due ginecologi raccolta a voce dal direttore amministrativo Roberto Toniolo e dal capo del personale e le memorie difensive scritte dagli interessati, dovrà decidere se accogliere la richiesta di Flor.
Il quale ieri è stato sentito in Procura dalla polizia giudiziaria in merito al rapporto di lavoro di Litta e Andrisani con l’Azienda ospedaliera, al tempo da loro trascorso in reparto e alle ore dedicate invece alla libera professione svolta dal chirurgo nella Clinica «CittàGiardino» di Padova (che però ora lo ha sospeso) e dalla responsabile del Centro di procreazione assistita nel suo ambulatorio privato fino al 31 dicembre 2017 (dal primo gennaio è intra moenia). Il dg ha poi chiarito i termini della convenzione con la Clinica «CittàGiardino», sulla quale hanno chiesto conto anche gli ispettori inviati dalla Regione (che ha depositato una denuncia per concussione e abuso d’ufficio). Non è chiaro infatti il motivo per il quale l’Azienda ospedaliera abbia sottoscritto convenzioni con centri privati nonostante una delibera della giunta Zaia imponga a tutti i medici del Servizio pubblico di svolgere la libera professione in ospedale. Ieri inoltre la polizia giudiziaria è andata alla sede Rai di Roma a prendere il girato integrale, senza tagli, del servizio sotto i riflettori. Filmato citato nella sua memoria difensiva da Litta, che ha incaricato l’avvocato padovano Carlo Covi di acquisire pure le parti non andate in onda. Il legale ha inoltrato ieri la richiesta alla Rai. «Ricordo l’episodio avvenuto prima di Natale, non in ospedale ma nella Clinica CittàGiardino — scrive lo specialista nella relazione consegnata ai garanti — e ricordo di aver incontrato la signora (la giornalista, ndr). Per i dettagli voglio vedere la registrazione integrale, perchè a distanza di due mesi non posso rammentare tutto».
Commenta il rettore, Rosario Rizzuto: «In ogni istituzione pubblica e privata ci possono essere persone che tengono comportamenti sbagliati, contrari al dovere di trasparenza e legalità. Ma gli illeciti in Ateneo non trovano spazio. Aspettiamo il responso del Comitato dei Garanti e poi per la parte universitaria interpelleremo il Collegio di disciplina, che valuta la rottura del codice etico e propone eventuali sanzioni. Sono due casi da distinguere — avverte il rettore — l’evasione fiscale non è giustificata dal fatto che sia comune. L’altro però è sicuramente molto più grave e se sarà giudicato come tale dall’autorità giudiziaria è una lesione dei diritti di una comunità. L’aver cercato di turbare le liste d’attesa per un interesse privato è quanto di più grave si possa immaginare».