Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Fusione nucleare, il sistema Marghera è vincente»
Venezia in gara con 10 siti per la sede del progetto Ue. Zaia: la madre di tutte le battaglie
VENEZIA «La madre di tutte le battaglie, uno standing scientifico internazionale. Marghera come il Cern. È realizzare un sogno. E sognare non è proibito». Il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia riassume così la corsa che stanno facendo i suoi uffici con la collaborazione del Consorsio Rfx di Padova (Università, Enea, Cnr e molti altri) per candidare Marghera a sede della sperimentazione sul Dtt, elemento fondamentale che separa i sogni dalla realtà sulla fusione nucleare, la creazione di energia pulita dalla reazione dell’atomo.
Il Dtt (Divertor Test Tokamak) è l’apparecchio che tiene a bada la temperatura dentro il nucleo e finora non è mai stato messo a punto, ideato, sperimentato. Ed è il «tanto così» che separa le sperimentazioni dalla riuscita. Il reattore prototipo (Iter) è in Francia a Cadarache , a Padova Rfx ha creato l’«accendino» che si chiama Spider, ad aprile verrà testato. Manca l’«estintore», vale a dire l’attrezzatura che tiene sotto controllo la temperatura nel reattore. Il Dtt, appunto. E Marghera, nei 107 ettari Eni bonificati, con la Regione si appresta a candidarsi a luogo della sperimentazione per crearlo.
Il bando è uscito a dicembre, i fisici dell’Università di Padova subito sono andati all’Enea e sono tornati con la convinzione che tra i dieci possibili siti italiani, Marghera poteva competere con Frosinone, sede storica dell’Enea sulle ricerche nucleari. «Grazie alla centrale di Fusina, c’è energia ad alta tensione – elenca Francesco Gnesotto, docente a Padova e referente del progetto – ha il porto, fondamentale perché le grandi strumentazioni necessarie andranno trasportate su nave. Le ferrovie, le strade, l’aeroporto». D’accordo che l’area bonificata non ha un edificio già bello e fatto ma ha strutture da adeguare. E sopratutto, come spiega il rettore del Bo Rosario Rizzuto «a Porto Marghera c’è un apparato produttivo in grado di competere e raccogliere la sfida, grazie al sistema industriale». Imprese che possono realizzare i componenti, ad esempio, come la Simic che fa imponenti parti magnetiche di superconduttori. E poi l’idea di riconvertire al futuro le vestigia dell’archeologia industriale è un valore aggiunto, all’altezza di un paese che volge al meglio le trappole della storia e della geografia. «Tuttavia su quelle aree gravano ancora molte incognite – avverte Gianfranco Bettin - Perché nessun passo in avanti da allora è stato fatto per acquisirle definitivamente».