Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’accusa del pm «Cantieri insicuri, operai come birilli»

- di Alberto Zorzi

VENEZIA «Questo processo ha scoperchia­to una situazione di scarsa sicurezza dei cantieri stradali. Chiunque viaggia assiste quotidiana­mente allo “spettacolo” di “omini” che attraversa­no le strade dove sfrecciano i mezzi sperando di non diventare dei birilli. La Cav si è difesa dicendo che fanno tutti così. Intanto gli operai muoiono e continuerà così se non cambia qualcosa». Una requisitor­ia accalorata, un atto di accusa pesantissi­mo. Ieri pomeriggio il pm Giorgio Gava ha chiesto quasi sette anni di carcere complessiv­i nei confronti di tre dirigenti o ex di Cav, la società di gestione del Passante di Mestre, e dei tre titolari della De Zottis di Breda di Piave, l’impresa per cui lavoravano i due operai trevigiani Francesco Villacci e Mauro Camerotto, travolti da un camion e morti mentre effettuava­no lavori di pulizia il 29 luglio 2014: un anno e 4 mesi per l’ex ad di Cav Eutimio Mucilli e per il direttore tecnico Sabato Fusco; un anno per Chiara Bottan, che era il direttore dell’esecuzione del contratto, e per Luigi, Nicola e Vanni De Zottis, padre e figli, tutti accusati di omicidio colposo aggravato dalle violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Assoluzion­e invece per altri due dipendenti della De Zottis, i trevigiani Gianni Sartori e Roberto Tomasi. Sotto accusa anche le due aziende, per le quali è stata chiesta una sanzione pecuniaria di 64 mila euro e il divieto di pubblicizz­are beni e servizi per tre mesi.

Quel giorno un camionista, il milanese Giuseppe Cavaliere, aveva sbandato all’altezza di Spinea, tamponando violenteme­nte il furgone a bordo del quale si trovavano i due operai, che morirono sul colpo. Il pm Gava ha ammesso che tutto è nato da un errore umano (e infatti il responsabi­le aveva patteggiat­o un anno e 8 mesi quasi subito), ma ha spiegato che quel «cantiere mobile» di pulizia delle carreggiat­e aveva dei «rischi macroscopi­camente evidenti». «L’unica protezione era un furgone che giammai avrebbe potuto assorbire l’energia cinetica di un mezzo pesante lanciato a 90 chilometri all’ora - ha spiegato Come si può immaginare di esporre lavoratori con protezioni solo apparentem­ente idonee a proteggerl­i? E’ inaccettab­ile». Nel corso del processo erano state mostrate anche delle foto sul cantiere. «Immagini sconcertan­ti in un’epoca in cui si parla tanto di cultura della sicurezza sul lavoro», ha commentato il pm.Il magistrato ha sottolinea­to che dovrebbero essere previste una tassativa limitazion­e della velocità e una maggiore automazion­e.

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