Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

M5S, lo strappo di Messinese «Ormai siamo come gli altri»

L’ex candidato sindaco: non vado su «Rousseau», no a capi e indagati

- Marco de’ Francesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO I cambiament­i in atto nel Movimento 5 Stelle non vanno bene a tutti gli attivisti, militanti e simpatizza­nti. Non mancano polemiche e mal di pancia. Si è fatto carico di rendere noto lo stato di malessere l’ex candidato sindaco alle Comunali 2017 del capoluogo, Stefano Messinese. Che, per il vero, non usa mezzi termini. Per lui, il confronto con il 2009 è fonte di delusione: il nuovo regolament­o interno, nonché la nuova piattaform­a informatic­a «Rousseau» (per votare e fare politica nel movimento), c’entrano poco o niente con lo spirito originario dei primi seguaci di Beppe Grillo.

«Si era detto che non saremmo mai diventati un partito — afferma Messinese — Ora lo siamo, come tutti gli altri. Come quelle forze politiche che abbiamo sempre criticato e avversato. Siamo diventati come loro. È in corso una mutazione genetica».

Ma per esempio? «Nel 2009 — continua — non erano ammessi organismi direttivi o capi politici. Invece nello Statuto di fine 2017 ci sono organismi direttivi: garante, capo politico, comitato di garanzia, collegio dei probiviri e solo in ultimo l’assemblea. Nel 2009, i cittadini disponevan­o del potere di indirizzo politico e di un ruolo di governo; ora, nella nuova associazio­ne, l’assemblea può solo ratificare le decisioni del capo politico».

E chi è il grande capo? «Il candidato premier Luigi Di Maio. E il regolament­o attuale prevede solo decisioni imposte dall’alto: tutto deve passare al vaglio del capo politico, candidatur­e comprese. Queste, dopo essere state ammesse e dopo aver passato il voto online, devono essere confermate dal leader».

Altri motivi di polemica? «Per esempio — continua Messinese — il M5S del 2009 ha crocifisso i parlamenta­ri dei partiti politici che versavano quote al partito, mentre nello statuto del 2017 c’è l’obbligo di versare 300 euro al mese per la piattaform­a Rousseau. Ancora, nel 2009 gli indagati non potevano candidarsi, nella nuova associazio­ne gli indagati possono farlo». Ora i grillini sono impegnati nelle «Parlamenta­rie», il voto online per scegliere i candidati del movimento alle Politiche del 4 marzo.

«Io non mi sono registrato al nuovo portale — afferma Messinese — ma mi dicono che gli utenti non riescono neppure a collegarsi». Il movimento era salito, nel Bellunese, a quota 11% alle Regionali del 2015. Alle Comunali dell’anno scorso, nel capoluogo, aveva strappato un non troppo esaltante 3,64%.

Secondo l’ex consiglier­e di Palazzo Rosso Andrea Lanari le cose starebbero così: «Vero che nel movimento ci sono polemiche. Si assiste a una evoluzione fisiologic­a, a novità che gli attivisti della prima ora non accettano: le consideran­o “troppo radicali”. Il cambiament­o è avvenuto molto velocement­e e, forse, non è stato spiegato bene. Penso sia meglio attendere prima di giudicare: l’evoluzione potrebbe essere positiva. E forse, più avanti, capiremo bene le ragioni della trasformaz­ione in corso».

Lanari C’è malumore, ma ora aspettiamo prima di giudicare

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