Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ex popolari, ostacolo voto sui ristori Baretta: «Decreto entro fine marzo»
Le elezioni espongono il governo a critiche. Risarciti dalle banche esclusi dal fondo
VENEZIA La data entro cui il governo dovrà approvare il decreto con i criteri per distribuire i 100 milioni, in quattro anni, del Fondo per i risparmiatori azzerati delle banche liquidate (oltre alle ex popolari venete, Etruria, Ferrara, Marche e Chieti) è certa ed è il 30 marzo. Il problema che ha il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che si è di fatto assunto l’incarico di mettere a punto il testo confrontandosi con le associazioni dei risparmiatori, è che fra oggi e quel giorno cade il 4 marzo, data delle elezioni politiche. Le sigle che tutelano i risparmiatori e gli chiedono di fare in fretta, visti i casi di famiglie in situazioni di reale gravità. Bisogna capire se, per la parte politica cui Baretta appartiene, sia più conveniente arrivare al voto con il decreto approvato o no. Ovvero, se esporsi alle critiche di chi non condividerà lo schema o quelle di chi, in caso contrario, accuserà di inerzia. «Il mio impegno è rispettare i 90 giorni indicati dalla legge per scrivere il decreto – è la rassicurazione che il sottosegretario fa – Di non lasciare in sospeso nulla».
Operazione da sola già abbastanza difficile, anche senza l’interferenza elettorale. Ieri, a Roma, Baretta si è incontrato con una dozzina di associazioni di consumatori e di risparmiatori a cui aveva chiesto aiuto nel fissare le priorità per distribuire i 100 milioni. «I criteri indicati sono stati reddito, età, carichi familiari, presenza in casa di persone disabili, disoccupazione – ha aggiunto – e ci saranno altri confronti. Mi sembra anche importante la richiesta di un incontro con Intesa Sanpaolo, proprietario ora delle reti ex Veneto Banca e Bpvi».
Perché anche Intesa ha messo sul tavolo 100 milioni per risarcire i casi socialmente più problematici, secondo uno schema deciso in autonomia e che dovrebbe essere avviato quest’anno. Sarebbe opportuno, in sostanza, se governo e gruppo bancario si confrontassero e ci fosse il modo di armonizzare i meccanismi, per non creare differenze di trattamento evidenti.
Un altro nodo riguarda il diritto di accesso per chi abbia già ottenuto la riparazione del 15 per cento relativa all’Offerta pubblica di transazione (Opt) proposta dalle due ex popolari la primavera dello scorso anno, prima della loro liquidazione, con un impegno finanziario di 440 milioni. La mano tesa fu accettata dai possessori di circa il 70% delle azioni interessate dall’operazione, quelle acquistate entro i dieci anni precedenti e che, in cambio, firmarono un impegno a chiudere per il futuro qualsiasi contenzioso. «Ci si potrebbe però chiedere – è l’idea che introduce Valter Rigobon, presidente di Adiconsum Veneto – se il patto tombale valga ad esempio anche per le obbligazioni, essendo l’offerta rivolta solo al valore dissolto con le azioni. In astratto si può vedere se nel decreto esista uno spazio per questo ragionamento».
Un’ulteriore sollecitazione, che giunge dall’associazione «Ezzelino da Onara», è quella di non perdere di vista i crediti deteriorati (Npl) in mano alla Sga, anche con la quale è stato chiesto un confronto. Qui il terreno pare più impervio perché, gestendo le passività, la Sga è tenuta a rispettare la par condicio dei creditori, consegnando gli utili alle liquidazioni delle due banche. Distrazioni di denaro non sono possibili. «Ma la legge parla chiaro – ricorda Patrizio Miatello, leader del comitato – e ogni risparmiatore ha diritto ad essere risarcito al 100%. Se i 100 milioni finiscono il Fondo va rimpinguato. Con i conti dormienti e con gli altri modi possibili».