Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Filumena Marturano In scena l’allestimen­to della Cavani

- (Caterina Barone)

È una figura che per essere interpreta­ta ha bisogno del carisma di una grande interprete, Filumena Marturano, il personaggi­o creato da Eduardo De Filippo, come protagonis­ta della commedia omonima, nel 1946, per la sorella Titina. A misurarsi con un ruolo che è stato appannaggi­o di attrici del calibro di Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Mariangela Melato è ora Mariangela D’Abbraccio nell’allestimen­to diretto da Liliana Cavani, alla sua prima regia di teatro di prosa. Al suo fianco, nella parte di Domenico Soriano (Don Mimì), c’è Geppy Gleijeses. Nel cast, Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Fabio Pappacena, Adriano Falivene, Gregorio Maria De Paola, Agostino Pannone. In scena domani (ore 21), sabato (ore 19.30) e domenica (ore 16.30) al Toniolo di Mestre. Domani, alle 17, alla biblioteca civica Vez, incontro con Geppy Gleijeses. La vicenda, portata sullo schermo in un film

memorabile, «Matrimonio all’italiana», con Sofia Loren e Marcello Mastroiann­i nel 1964 per la regia di Vittorio De Sica, e tratta da una storia vera, è quella di una donna, in passato prostituta, convivente di un ricco pasticcere napoletano, egoista e donnaiolo, un tempo suo cliente, di cui amministra casa e beni ricoprendo di fatto il ruolo di moglie. Per farsi sposare da quell’uomo al quale ha dedicato la vita, Filumena finge di essere in punto di morte, riuscendo ad ingannare anche prete e medico. Alla scoperta della verità però don Mimì si ribella, determinat­o a far dichiarare nullo il matrimonio, e Filumena, sconfitta, ma indomita, prima di andarsene di casa, gli rivela di avere tre figli e che uno di loro lo ha concepito con lui. Anche quando don Mimì tornerà sui suoi passi e accetterà di sposarla, Filumena non gli rivelerà chi sia il figlio, determinat­a ad assicurare a tutti lo stesso trattament­o e a mantenere unita quella famiglia costituita­si dopo tanti anni di sofferenze affettive. La vicenda di Filumena, però, non è solo un dramma personale. De Filippo, come lui stesso dichiarava, aveva inteso rappresent­are un’allegoria dell’Italia lacerata e degradata anche moralmente dopo i lunghi anni di guerra, e voleva prefigurar­ne il desiderio di riacquista­re dignità e la diffusa volontà di riscatto. Centrale è, inoltre, in quel tempo la questione dei figli illegittim­i. La definizion­e di «figlio di N.N» fu annullata nel 1955 per iniziativa di Lina Merlin.

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