Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Quattro studi rendono omaggio agli storici organi del Cadore
Tra i tanti tesori che il Cadore custodisce con giustificato orgoglio non si possono dimenticare gli splendidi edifici religiosi nati dalla Chiesa matrice di Pieve di Cadore, a sua volta figlia della Chiesa d’Aquileia, e i venticinque organi a canne, prevalentemente settecenteschi e ottocenteschi, in essi ospitati. Degna di nota è quindi la collana «Quaderni di Storia Organaria in Cadore», edita dalla Tipografia Piave di Belluno e promossa dall’Associazione Organi Storici in Cadore, di cui è direttore artistico Renzo Bortolot. I quattro studi sinora pubblicati presentano l’intrecciarsi di vicende che appartengono alla storia organaria generale ma anche a quella delle comunità cadorine che vollero gli strumenti per le loro chiese e che, a diverso titolo, attraverso maestranze e artisti locali, collaborarono con gli organari: pittori, decoratori e intagliatori. Il primo volume, dedicato agli organi della Pieve di San Martino a Valle di Cadore, è opera di Marco Maierotti. Nel secondo, contenente contributi di vari autori, si tratta degli organi di Lorenzago. Vi è poi il quaderno di Andrea Alpagotti e Damiano Del Monego sull’organo della chiesa arcipretale di Cesiomaggiore ed infine l’ultimo, di Vittorio Bolcato, sugli organi di Borca, tra i quali spicca un preziosissimo Callido del 1791 costruito per la chiesa dei SS. Simone e Taddeo, la cui orchestra (cantoria e cassa) fu realizzata dall’artigiano di Cibiana Bortolo Bianchi su disegno di Antonio Selva, l’architetto del Teatro La Fenice di Venezia.