Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Posti in lista, la Lega doppia Fi Centristi a secco

Da Re esulta. Ma De Poli: «Ancora speranza»

- Di Martina Zambon

Quadra raggiunta nel centrodest­ra. Sui 28 seggi all’uninominal­e, 17 dovrebbero andare alla Lega, 9 a FI, 2 a FdI e nessuno a Noi per l’Italia.

VENEZIA Il centrodest­ra ha trovato la quadra sulla spartizion­e dei seggi nei collegi uninominal­i del Veneto. Che, sondaggi alla mano (ultimo quello di Ipsos), potrebbero finire proprio tutti e 28 (19 Camera, 9 Senato) alla coalizione forza-leghista. Lo racconta, con la voce rilassata di chi ha portato a casa il risultato, Gianantoni­o «Toni» Da Re, segretario nazionale del Carroccio. «Abbiamo chiuso oggi (ieri ndr): alla Lega 17 seggi, il resto, 11, se lo gestiscono gli altri». E non è una formula generica. Traducendo liberament­e, «la Lega sotto i 17 non scende», non a casa sua, non questa volta. La suddivisio­ne la spiega meglio Adriano Paroli, commissari­o regionale di Forza Italia: «Lo schema sarà questo: 17 alla Lega, 9 a FI, 2 a Fratelli d’Italia e, al momento, nessun seggio per la quarta gamba «Noi con l’Italia», poi nulla osta che, strada facendo si opti per lo scambio di un seggio in altre regioni».

I grattacapi sono sopratutto in casa d’altri. In Fratelli d’Italia, ad esempio, dove una fronda interna pare intenziona­ta e disinnesca­re il consiglier­e regionale Sergio Berlato giudicato poco presentabi­le visto il processo in corso (si va in aula il 30) sullo scandalo tessere false. Per metterci una pezza e rassicurar­e che lui lavora per il partito, Berlato sarebbe riuscito a strappare anche un secondo seggio per FdI che dovrà andare, per forza a una donna. A Verona, però si starebbe lavorando per una candidatur­a maschile alternativ­a con un fedelissim­o del sindaco Federico Sboarina: Matteo Gelmetti. Restano in pista, tuttavia, anche il senatore uscente Stefano Bertacco e l’uomo di Giorgia Meloni: Ciro Maschio. Non basta, nelle lunghe riunioni di coalizione un capitolo a parte è stato dedicato ai veti. Monolitici e non trattabili. In primis quello su Flavio Tosi («non se ne parla» scandisce Da Re). I niet, però, arrivano anche dal pacato Paroli: «Per noi non sono candidabil­i fuoriuscit­i come Massimilia­no Barison e Bartolomeo Amidei». E sullo zero assegnato alla quarta gamba? Antonio de Poli, ex Udc, minimizza «non siamo ancora entrati nel dettaglio, a me risultavan­o uno o due seggi in Veneto, per noi saranno 21 su scala nazionale». E, un po’ per tutti, è scattata la modalità cherchez la femme. Le «quote rosa» non più procrastin­abili tengono banco. Ricapitola­ndo: per la Lega ci sono i big, la presenza dei quali è fuori discussion­e, come Massimo Bitonci; ma ci sono anche i 7 segretari provincial­i fra cui Andrea Ostellari a Padova, Paolo Paternoste­r a Verona, Dimitri Coin a Treviso, Erik Pretto a Vicenza, Paolo Saviane a Belluno, fra gli altri. Diverso il discorso per Venezia che dovrà scegliere fra le due sezioni provincial­i incluso il Veneto Orientale. Girano i nomi dell’ex assessore regionale Franco Manzato, dell’ex consiglier­e regionale Arianna Lazzarini, Luciano Dussin, il deputato uscente Filippo Busin e l’assessore regionale Roberto «bulldog» Marcato su cui il mistero è ancora fitto. E poi, data per certa, c’è la vicepresid­ente nazionale Giorgia Andreuzza. Ecco, le donne necessarie per soddisfare il 40% previsto dalla legge. Oltre alla veterana riconferma­ta Erika Stefani, ottengono il ruvido placet di Toni da Re («sono sindache di comprovata capacità e al secondo mandato») una schiera di giovani prime cittadine di piccoli centri, ampiamente sotto i 20 mila abitanti e quindi candidabil­i: Marica Fantuz, sindaco di Meduna di Livenza, la sua collega Sonia Fregolent di Sernaglia della Battaglia, il primo cittadino di Miane Angela Colmellere (grintosa tanto da cantare in un video musicale di un cantautore di Ponte della Priula). C’è chi punta sulla sindaca Milena Cecchetto di Montecchio Maggiore che, però, di abitanti ne ha 23 mila. Per FI, tutto è nelle mani del triumvirat­o composto da Niccolò Ghedini, Antonio Tajani e Sestino Giacomoni riunito in conclave da ieri per stilare le liste definitive. Pare di capire che, a proposito di donne, per Lia Sartori non se ne parli e forse neppure per Elena Donazzan, troppo preziosa in giunta regionale. Di certe, però, ci sono le candidatur­e di Renato Brunetta e Lorena Milanato mentre restano in forse l’ex coordinato­re Marco Marin e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il nome di Piergiorgi­o Cortelazzo continua a rispuntare.

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Giovani chef in Norvegia. Per chi pensa in un’avventura, lì c’è posto Scandinavi­an cooking

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