Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Borsa e fusioni Vicenza decide il peso in Ieg
Soci pubblici al bivio sui piani da 16 milioni. Buoni per evitare diluizioni
Lasciare i soldi della quotazione nella spa fieristica con Rimini, come antidoto alle diluizioni di ulteriori fusioni. Vicenza decide la linea su Ieg.
VICENZA Fiere, Vicenza decide con gli investimenti aggiuntivi da 16 milioni il peso da tenere in Ieg, in vista delle ulteriori fusioni. Le polemiche a distanza dei giorni scorsi, tra la Romagna e Vicenza, dopo la conferenza stampa in solitaria, martedì a Rimini, di Lorenzo Cagnoni, presidente e amministratore delegato della spa che ha fuso le due fiere, paiono archiviate, ieri, nella giornata inaugurale di VicenzaOro gennaio.
A Rimini Cagnoni era parso girar pagina rispetto alla fusione, puntando più a discutere di aggregazioni ulteriori con Bologna, o Verona, che della quotazione in Borsa in autunno. Il suo vice, Matteo Marzotto, aveva replicato che la quotazione era una priorità e che di dialoghi con Bologna non si era mai parlato. Certo, Cagnoni e Marzotto, ieri, nel dibattito inaugurale, hanno mantenuto diplomaticamente le distanze. «Piccole scaramucce in famiglia. Parlatemi invece dei risultati», ha poi derubricato il caso Cagnoni, parlandone a margine. «I mal di pancia? Io ho parlato solo di qualche dipendente che non s’è sentito ben giudicato con l’avvio del nuovo modello organizzativo».
Tuttavia sulla sostanza dei problemi ieri sono arrivate precisazioni di rilievo. «La Borsa è a ottobre o novembre. È nei nostri programmi e non si ridiscute, a meno che non ce lo faccia fare il mercato: ma il momento è buonissimo - ha detto a margine il presidente -. E non c’entra niente con eventuali integrazioni, che comunque avrebbero tempi posticipati rispetto all’autunno». Quindi prima la Borsa, poi eventuali dialoghi con Bologna. «Sa da quanto ne parliamo? - aggiunge Cagnoni -. Personalmente credo da 19 anni...». Ma il presidente fa capire anche di non aver ancora consumato la pazienza, quasi biblica, per provarci: «La fusione con Vicenza è un acceleratore. Il progetto ha ancora più senso: non ci sono sovrapposizioni di manifestazioni e si raggiungerebbero per fatturato le fiere tedesche, con una grande penetrazione internazionale. Se poi prevalgono gelosie territoriali o incubi politici - e vale per il Veneto come per l’Emilia Romagna - che io non ho, di uscire dalla regione, amen». E anche le avances a Verona, sostiene Cagnoni, non sono tanto per fare o mettere pressione a Bologna. «No, no: l’ho citata perché ne sono convinto e non da oggi - dice il presidente -. Mi direte: è inutile. Può darsi. Però vediamo».
Intanto però c’è la conferma della priorità della quotazione. Non è da poco per Vicenza. Dal palco la definisce «ineludibile e importante», dopo aver invitato Cagnoni e Variati «ad avere sinergia», il sindaco di Vicenza, Achille Variati, che, anche come presidente della Provincia, ha il 64% della vecchia Fiera di Vicenza, e ora del 19% di Ieg che i soci vicentini hanno rinchiuso in Vicenza Holding spa. «A Vicenza spingiamo per i tempi più brevi possibili - aggiunge a margine il sindaco - Avevamo parlato del 2018: vorrei fosse il 2018». A capire il senso ci vuol poco: la quotazione come primo passo cristallizzerebbe l’assetto attuale - che potrebbe magari essere riequilibrato per Vicenza con l’intervento di qualche socio di peso in Borsa - e darebbe anche a Vicenza voce in capitolo sul che fare dopo. Passare prima per fusioni ulteriori con soci rilevanti come Bologna farebbe di fatto sparire subito Vicenza.
Se la Borsa è confermata, bisogna pensare subito alle mosse collegate. In ballo non i 35 milioni d’investimenti previsti dal piano industriale a cinque anni, per abbattere e rifare il padiglione 2, la parte più vecchia risalente agli anni Settanta. Lo si farà con un immobile a due piani che aggiungerà 4.500 metri quadrati; i cantieri scatteranno a fine 2019 per consegnare l’immobile nel 2022 o a fine 2021. Il tema vero sono i 16 milioni aggiuntivi per rifare gli esterni che Cagnoni ha consegnato alla trattativa per una compartecipazione dei soci pubblici vicentini. L’idea è che Comune, Provincia e Camera di commercio lascino in azienda i dividendi e i fondi in arrivo dalla quotazione, invece di estrarli per altre attività. «Vediamo - dice Variati -. Le necessità ci sono, ma a Vicenza abbiamo presente l’importanza della fiera. Credo che Comune e Provincia, ma anche la Camera, faranno il possibile per alimentare gli investimenti che vanno fatti».
Anche perché c’è un tema rilevante a latere. Se in vista già ci sono tentativi di fusioni con fiere pesanti, da Bologna a Verona, lasciare i soldi in Ieg, con conferimenti che come minimo non ridurrebbero le quote vicentine, sarebbe una mossa per evitare ulteriori diluizioni pesanti con l’ingresso in Ieg di altri soci rilevanti. «È una linea ragionevole», conferma Variati.
Certo, se la variabile va considerata, il sindaco del Pd è in uscita con le elezioni. Si potrà chiudere la partita prima del passaggio di consegne? «Io uscirò a maggio - dice Variati Se sarà possibile definire il tutto entro allora, meglio». E Cagnoni ci spera: «Evidente che sarebbe importante. Ma se non ce la facciamo non mi taglio le vene: possiamo riprendere il discorso con la nuova amministrazione».