Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Coimpo, fanghi tossici anche a Padova e Venezia
Rovigo, la scoperta nelle carte dell’inchiesta: sversamenti nelle province limitrofe
ADRIA (ROVIGO) Si allargano a macchia d’olio sul Veneto i fanghi inquinanti sparsi dalla Coimpo, lo stabilimento di Adria i cui vertici sono stati arrestati lo scorso dicembre dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia per traffico illecito di rifiuti dal 2010 al 2014. In misura più ridotta, secondo l’accusa, il traffico sarebbe proseguito fino all’estate 2016 quando la produzione alla Coimpo, dove il 22 settembre 2014 morirono in un incidente sul lavoro quattro persone, s’è fermata definitivamente. A parlare dell’arrivo nel Veneziano e Padovano dei fanghi è il maggiore dei carabinieri della Forestale Fabrizio Carta in un documento inviato nei giorni scorsi a sette sindaci, Adria e i comuni confinanti, Regione, Provincia e Prefettura di Rovigo, Arpav polesana e regionale.
«I fanghi stabilizzati della Coimpo in passato sono stati distribuiti anche su superfici agricole delle province di Padova e Venezia», scrive il maggiore . Nel documento si ricorda che, dopo l’indagine della Dda di Venezia, nel bilancio entrate e uscite di rifiuti da Coimpo dal 2010 al 2015 risultano sparite 50.000 tonnellate di materiale, «per il cui corretto utilizzo in agricoltura sarebbero serviti 1.500 ettari». In Polesine, a seguito dell’inchiesta, sono finiti sotto sequestro preventivo due fondi agricoli ad Adria da 280 ettari nei quali si sospetta siano stati sversati rifiuti.
Nel mirino degli inquirenti ci sono altri quattro fondi ad Adria e Villadose, quasi 100 ettari in tutto, che avrebbero ricevuto tonnellate di materiale dallo stabilimento adriese. I campionamenti su quei 377 ettari di terreno agricolo polesano risalgono a fine 2015 e sono stati eseguiti dall’Arpav di Treviso. Nel documento si parla di «presenza significativa di inquinanti e del superamento in diversi casi dei parametri previsti dalla legge». Ovvero idrocarburi pesanti, policlorobifenili e zinco. Nei due fondi sequestrati lo scorso mese sono stati trovati anche diossine e furani.
Inevitabili i riflessi politici nella maggioranza di centrodestra adriese guidata dal sindaco Massimo Barbujani che – a questo punto - rischia di poter cadere. In particolar modo a finire sotto accusa è stato il suo vicesindaco Federico Simoni, che nel consiglio comunale di mercoledì sera è stato attaccato proprio dalla maggioranza. Il consigliere Luca Azzano Cantarutti (Indipendenza Noi Veneto) ha letto un’intercettazione del 19 novembre 2015 nella quale Simoni avrebbe detto: «C’è un tecnico comunale che va addomesticato», in riferimento a un geologo, secondo Cantarutti, che avrebbe potuto dare notizie molto preoccupanti dal punto di vista ambientale.