Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cortina, podio a stelle e strisce Benetton: più turisti americani
Coppa del Mondo, Lindsey Vonn vince e affascina Cortina. Podio a stelle e strisce Benetton: «Traino per il turismo Usa»
CORTINA Sci, è il giorno di Lindsey Vonn.
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Premio simpatia a babbo Goggia, uno che se lo vedi così com’è lo scambi per l’uomo speck. Venerdì scorso, con la figlia sul podio più alto, si è messo due dita in bocca e ha cacciato un fischio da mandriano nel bel mezzo della premiazione. Ieri, con la figlia nel fango, non ha dimenticato chi è — uno che la polizia di solito ferma ai varchi — e ancora una volta ha ringraziato i carabinieri volontari che lo hanno fatto passare, dopo di che si è subito consolato: «Nello sci basta un niente e perdi, ma anche vinci». Con buona probabilità babbo Goggia, ieri, era l’unico italiano in grado di mantenere il buon umore.
Premio «Spangled Banner» alla star Lindsey Vonn che ha cantato l’inno americano con la mano sul cuore e un sorriso a trentadue denti, venerdì (seconda dietro la Goggia sulla stessa pista, l’Olimpia delle Tofane) miss discesa libera sorrideva solo con l’angolino della bocca e al fotografo che chiedeva di più ha ringhiato di brutto. La Vonn ieri, di nuovo sul trono, mostrava anche le gengive ed era così felice che non le è neanche passato per la testa di attaccare Trump come ci sarebbe piaciuto, forse perché la sola volta che lo ha fatto era sulla Cnn e l’addetta alle comunicazioni che a Cortina non la perde di vista era distratta o si è fatta pagare dai democratici.
Due americane ai primi tre posti (terza Jacqueline Wiles) con in mezzo una tedesca (Tina Weirather), la migliore delle italiane è Johanna Schnarf, nona. Le luci del circo bianco funzionano così, si accendono e si spengono per logiche crudeli e infiniti motivi — «basta un niente» — ma una cosa è certa: se per un attimo abbiamo sperato nel ritorno della valanga rosa, significa che abbiamo sbagliato occhiali — Sofia a metà pista è andata in rotazione, ha perso l’esterno ed e volata via — il prodigio di sette giorni fa a Bad Kleinkirchheim (tre delle nostre sul podio), appunto, era un miracolo. Questione di occhiali. Metti quelli degli affari e tutto ritorna in rosa. «Due americane nelle prime tre posizioni sono un ottimo risultato — dice Alessandro Benetton, presidente di Fondazione Cortina, il comitato che prepara le Olimpiadi del 2021 — non il mio preferito, meglio sarebbero state due italiane, ma le americane restano la mia opzione B, svegliano l’interesse statunitense su Cortina e portano turisti, un’americana che vince ci aiuta». Cortina del resto sa come apparecchiare la tavola ai suoi ospiti ed è superba nel valorizzarne le portate, quella del referendum per passare al Trentino Alto Adige (vinto dieci anni fa con l’86% di sì), alla luce delle Olimpiadi del 2021, è una minestrina che riscalda il cuore degli Shutzen ma lascia freddo quello degli albergatori e di tutto l’indotto legato al turismo.
Il divismo fa parte del gioco e quello che abbiamo visto ieri è solo americano e abbagliante, l’ultimo rimasto, quello della Vonn scortata da venti poliziotti che le strappano di dosso gli ammiratori: nel percorso che va dal traguardo all’Audi Lounge (un resort supervip per entrare nel quale servivano 200 euro) un ragazzino le si è aggrappato che per levarlo hanno dovuto usare la forza. La Vonn è diva consumata e rapinosa, vista accanto ad uno scricciolo come la nostra Marta Bassino, munifica e radiosa, fornisce a Cortina l’apporto che il piano Marshall fornì all’Italia nel 1945.
La Fondazione Cortina per il 2021 ha ingaggiato una quarantina di volontari, ragazzi svegli versati nelle lingue, uno dei quali ieri aveva l’incarico di scortare la Vonn dal traguardo al luogo segreto dove, due porte dopo, avrebbe fatto pipì per la commissione antidopoing. E noi eravamo con lui.
«È meravigliosa, sempre gentile e disponibile una vera star». Nella sala plin plin l’accompagnava la cerbera dell’addetta stampa e la segretaria personale mentre il codazzo che la seguiva si è distribuito lungo il percorso secondo rango e funzione dei componenti, allenatori vari, preparatori atletici, trainer psicologici tra i quali — c’è da scommetterci — anche l’estetista e il truccatore. Il test antidoping si fa alle prime classificate, le sciatrici di fila non le bada nessuno secondo la dura legge della popolarità (tanta e tutta per pochi, poca e distratta per tutti gli altri), legge che divide crudelmente le atlete del circo bianco in sommerse e salvate dalla classifica, le sciatrici di fila per così dire non hanno lo sponsor che prende loro gli sci dopo il traguardo, se li portano da sole, hanno gli scarponi nello zaino e in albergo ci vanno col pulmino della squadra. E fanno tenerezza per come sono, con un filo di trucco anche in gara e per la generosità con cui si concedono alla folla di ragazzini che le aspetta all’uscita del recinto, specie le austriache, le svizzere e le finlandesi, non che le nostre se la tirino ma anche qui c’è una classifica e chi ne tiene puntigliosamente conto.
Come Andrea Lasagna, bolognese, collezionista di pettorali che aspetta le atlete lungo i percorsi da bestiame inventati dagli organizzatori della Coppa del Mondo e chiede loro il pettorale non senza prima farselo firmare.
«Mi manca il pettorale della Vonn», dice e per oggi non l’avrà: la dea non fa il percorso dei comuni mortali, prende però quello della Nadia Franchini, incassa il numero di partenza della Laura Gauce e incamera anche quelli di svariate austriache e svizzere.
«Quella che se la tira di più in ogni caso è la Anna Fenninger ora signora Weith per via del nome del marito».
Ed era lì che faceva di conto quando gli si è avvicinato un austriaco: «Lei sta togliendo spazio ai bambini, non va bene». Ecco, sono molte le differenze tra il tifo austriaco e italiano, una di sicuro è proprio questa.
L’accompagnatore Lindsey? È meravigliosa, sempre gentile e disponibile, davvero una vera star