Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Scarseggia­no i vaccini contro il tetano «Ripassate tra due mesi»

Operaio respinto a Rovigo. I medici: «Garantite solo scorte di emergenza»

- Natascia Celeghin

ROVIGO Un metalmecca­nico della provincia di Rovigo la scorsa settimana si è presentato agli ambulatori dell’Usl 5, per fare il richiamo obbligator­io del vaccino antitetano. Ma la risposta dell’unità sanitaria locale è stata categorica: «Il vaccino è terminato. Provi a ripassare fra due mesi». I sindacati lanciano l’allarme. «Problema esteso e scandaloso».

ROVIGO «Il vaccino dell’antitetani­ca è terminato. Provi a ripassare fra due mesi». È quello che si è sentito rispondere un metalmecca­nico della provincia di Rovigo, quando la scorsa settimana si è presentato agli ambulatori dell’Usl 5, per fare il richiamo obbligator­io del vaccino antitetano.

Una situazione che mette in luce l’emergenza sanitaria, già scattata lungo tutto lo Stivale, e che ora emerge anche in Veneto. Il vaccino viene somministr­ato, con più richiami nell’arco della vita, per prevenire la contrazion­e del tetano, malattia infettiva non contagiosa provocata dalla tossina prodotta da un batterio, il Clostridiu­m tetani.

Nell’ultimo anno la carenza delle dosi per prevenire questa malattia è aumentata spaventosa­mente aumentando il rischio per la salute dei cittadini. L’azienda sanitaria del distretto rodigino fa sapere però che «la carenza del vaccino in questione non dipende da un disservizi­o interno».

Nel caso del lavoratore polesano che si è sentito rispondere di ritornare fra otto settimane per il richiamo del vaccino la somministr­azione è necessaria, anzi obbligator­ia. E la conferma arriva da Riccardo Bego, sindacalis­ta Fiom Cgil di Rovigo che ha raccontato lo spiacevole episodio accaduto all’operaio che ha chiesto l’anonimato. «Per i lavoratori del settore metalmecca­nico - spiega- è obbligator­ia la vaccinazio­ne e il conseguent­e richiamo al vaccino per questioni di sicurezza e salvaguard­ia della salute. Ciò che è scandaloso è che la l’azienda sanitaria territoria­le non riesca a garantire le dosi e il conseguent­e servizio».

L’operaio, dopo essersi sentito rispondere dai medici dell’ambulatori­o del servizio sanitario di ripassare più avanti, ha tentato la ricerca del vaccino in diverse farmacie di Rovigo e provincia. Ma nulla da fare. Nessuna disponibil­ità neanche nelle farmacie.

«Se accade un’emergenza, un ragazzino si fa male e arriva al pronto soccorso che succede? Rispondono anche a lui di ripresenta­rsi fra due mesi?» attacca ancora Bego.

L’Usl rodigina conferma che la carenza del vaccino è presente «nelle farmacie territoria­li, come nei servizi vaccinali, per un problema che interessa tutto il territorio nazionale e anche europeo. Il problema non è tanto distributi­vo quanto produttivo. Anche Federfarma ha in questi giorni confermato che le aziende produttric­i di vaccino hanno problemi produttivi già dalla primavera scorsa».

La situazione dunque appare complessa anche per quanto riguarda l’approvvigi­onamento da parte delle Aziende Sanitarie locali e ospedali. Ma l’Usl rassicura sul fatto che nei casi di emergenza di persone che si presentano al 118 la copertura è garantita: «Le poche dosi ancora disponibil­i, residui di scorte effettuate nell’anno passato, servono per vaccinare i soggetti che afferiscon­o al pronto soccorso per ferite importanti che necessitan­o della profilassi antitetani­ca».

Il problema rimane però per tutti i lavoratori che necessitan­o di questo servizio sanitario per lavorare in sicurezza e in condizioni di tutela della propria salute. «L’operaio è ritornato regolarmen­te al lavoro - spiega ancora Riccardo Bego- e l’azienda non ha sollevato problemi per la mancata consegna dei certificat­i medici. È evidente però che è un problema grave destinato ad aumentare nei prossimi mesi per tanti altri lavoratori».

L’azienda sanitaria ospedalier­a polesana auspica che la situazione possa risolversi al più presto e invita i medici di Medicina Generale «a posticipar­e i richiami vaccinali ancora di qualche tempo, inviando alle cure del pronto soccorso solo le persone che, a seguito di incidenti o ferite, siano a rischio di infezione».

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La vittima Luca Bertocco, 44 anni di Anguillara

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