Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
BO, L’ECCELLENZA DI TREVISO
Gentile Direttore, ho molto riflettuto sulle parole che potessero sintetizzare lo spirito di questa lettera: credo che «amarezza» e «senso di responsabilità».
Gentile Direttore, ho molto riflettuto sulle parole che potessero sintetizzare lo spirito di questa lettera: credo che «amarezza» e «senso di responsabilità» possano aiutare. In questi giorni la situazione del Corso di laurea in Giurisprudenza, a Padova e a Treviso, è oggetto di un’inchiesta importante da parte del Suo giornale e che non può anche non indurre a chiedersi quali reali motivazioni fondino più d’una delle opinioni espresse sulle Vostre pagine. Con i fatti e con le opinioni dobbiamo però sempre confrontarci, anche se va distinto ciò che è vero da ciò che non lo è. In questo contesto vanno le mie osservazioni come Presidente del Comitato ordinatore del Corso di Treviso: su di esso vi sono stati giudizi positivi, ma si è detto anche che vada chiuso e impegni come docenti «un gruppo di persone scoordinato e modesto, privo di un progetto lungimirante», e per di più «bocciate ai concorsi». Amarezza e senso di responsabilità, verso l’Istituzione cui appartengo e molti colleghi, mi impongono anzitutto di deplorare la portata altamente offensiva di queste affermazioni, che non rispondono assolutamente a verità. A Treviso vi sono più di trenta tra ordinari e associati, oltre a ricercatori; difficile dire, oggettivamente, che si tratti di docenti bocciati ai concorsi, anzi spesso i vincitori di concorso sono destinati a Treviso nella gestione del turn over tra le due sedi. Che si tratti di un gruppo di docenti «scoordinato e modesto» è facilmente contestabile esaminando i curricula nel sito di Ateneo: molti hanno esperienze di ricerca e insegnamento all’estero, anche a Treviso le valutazioni della didattica toccano picchi molto alti (uno dei quattro dieci di tutto l’Ateneo è assegnato ad uno di questi), costante è l’impegno a portare nel Corso esperienze esterne e significativa l’internazionalizzazione. Ricordo l’accordo con il College for criminal law science della Beijing Normal University di Pechino, e la Summer School con l’Università del Qatar, che coinvolge studenti qatarioti, docenti statunitensi e australiani, e varie imprese nel territorio trevigiano. Siamo pronti ad illustrarLe un’esperienza che offre ai nostri laureati anche stage presso la Corte internazionale del Qatar: in un tempo di globalizzazione e nel nostro Nord Est non è di poco conto. Sulla qualità della ricerca mi consenta di ricordare che il Dipartimento di Diritto pubblico rientra tra i 27 Dipartimenti di eccellenza della nostra Università, e lo ricordo con orgoglio per una struttura dell’Ateneo che in questi anni si è molto impegnata, si è confrontata con una realtà in grande cambiamento, forte di una tradizione di rigore e di serietà cui non siamo mai venuti meno e che ci ha portato a raggiungere dei risultati tali per cui non si vede ragione per cui debba essere modificata. I problemi che stiamo affrontando a Padova hanno nel Consiglio di Corso di laurea e nella Scuola le sedi in cui risolverli, come si sta già facendo grazie al lavoro di tutti i colleghi a partire dei Presidenti, proff. Miele e Valsecchi, che qui ringrazio vivamente. Amareggia, dunque, e deve mettere in guardia, in un mondo in cui le fake news rimbombano ad arte fino a distruggere senza possibilità di appello, la facilità con cui si parla ad un pubblico tanto vasto di una realtà che non si conosce, ingenerando opinioni che non rispondono al vero in persone che da sole non hanno gli elementi per discernere la verità. Cosa penseranno le famiglie dei nostri studenti o di chi deve decidere dove iscriversi, a leggere certe affermazioni? Quantomeno che manchiamo loro di rispetto e anche se ciò non risponde assolutamente al vero è in grado di produrre distruzione. Treviso «è privo di un progetto lungimirante»: ma il nuovo Corso di laurea appena iniziato è stato approvato dal Ministero elogiandone l’innovatività. Non è facile essere sintetici. Si è fortemente voluto e condiviso con Fondazione Cassamarca, dopo un confronto ampio con gli imprenditori, un corso per formare sì avvocati, notai e magistrati, ma anche un nuovo profilo professionale, il giurista internazionale d’impresa, con specifica vocazione al problem solving; potenziatele materie economico aziendalistiche e creati corsi multidisciplinari che abituino gli studenti a studiare una questione già alla luce delle diverse discipline giuridiche coinvolte, specialmente per ciò che riguarda commercio e fiscalità internazionali, diritto dei mercati finanziari e agroalimentare. Importanti innovazioni elogiate nei giorni scorsi, all’Open Day del Corso di Treviso, dai vari professionisti intervenuti. Ma la presenza di corsi quali Diritto dei paesi arabi e Diritto cinese, Diritto della proprietà intellettuale, dell’ an ti corruzione o dell’ informatica–ne ricordo solo alcuni – unita ai laboratori per la stesura di atti e alle c.d. Cliniche legali, a stage in imprese e studi legali, ad esperienze Erasmus fortemente strutturate, parla da sola del rinnovamento, della sua lungimiranza e, se mi permette, del senso di responsabilità che ci ha animato. Infine, perché nessuno si nasconde che anche a Treviso, come a Padova, i problemi riguardano soprattutto organizzazione della didattica e metodologia di studio - ma in realtà solo per alcuni esami – vi sono tutor che accompagnano lo studente nella preparazione dell’esame, prove obbligatorie intermedie, e docenti tutor – nostri docenti di Treviso – a ciascuno dei quali è affidato un gruppo di studenti da seguire in modo individuale e sistematico lungo tutto l’arco della carriera, e che desidero qui ringraziare per l’impegno appassionato che stanno mettendo in questo compito. Nessuno, gentile Direttore, si nasconde che problemi, di origine esterna ed interna, vi siano e che essi debbano essere affrontati, ma non aiuta a risolverli dimenticare il molto di buono, di serio, attento e rispettoso dei propri doveri e delle attese altrui che vi è nella realtà in cui molti di noi stanno lavorando con grande disponibilità, e che non vi è nessuna ragione perché venga distrutta.