Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Cara Giulietta» Le lettere vincitrici e i volti dell’amore
A Verona premiate le tre lettere vincitrici di «Cara Giulietta»: gli autori vengono da Germania, Brasile e Spagna. Le storie: il desiderio per una donna inafferrabile, un’unione sfumata a sei mesi dal matrimonio, un sentimento nato dalla musica
Il desiderio per una donna inafferrabile. Una storia nata da un violino e dal coraggio di farsi avanti, così, dal niente. Un’altra, storia, che comincia da un rifiuto a pochi mesi dalle nozze, un «no» dove doveva esserci un «sì», per imparare a essere meno compiacenti e più forti. Dalla Germania, Christoph Hartwig. Dalla Spagna, Monica Gomez Delgado. Dal Brasile, Gisele Fialho Mota.
La 25esima edizione di «Cara Giulietta» ha premiato ieri le loro tre lettere, giudicate dal Club di Giulietta come le più intense tra le migliaia e migliaia ricevute anche quest’anno.
Storie che camminano. Storie viventi che alla Casa di Giulietta hanno raccontato a voce, dopo averlo fatto scrivendo, i propri moti del cuore. «La giuria composta dalle “Segretarie di Giulietta”, che da anni si occupano di questo straordinario fenomeno epistolare dando una risposta personale a ogni messaggio, ha scelto queste tre missive come le più belle», così l’annuncio del Club, come da tradizione, ricordando il collegamento tra «Cara Giulietta» e il premio letterario internazionale «Scrivere per Amore» (oggi in partnership con la Fondazione Pordenonelegge.it). Tre lettere, dunque. Quella di Hartwig, 30enne tedesco, cuoco nella città di Chemnitz, passione per la pittura (dipinge tele astratte) e la fisica («mi aiuta a capire il mondo») era «una dichiarazione d’amore per una donna reale, una vecchia amica di scuola, una storia senza possibilità». Uno dei passaggi: «Un angelo della notte, una pantera, inafferrabile nel suo essere. Un lago tranquillo sul cui fondo ribollono braci. Occhi scuri e vellutati, labbra rosse come il sangue, la sua pelle
bianca… lei era semplicemente lì con la sua presenza che fa male al cuore e al corpo. Una prigione del pensiero…”».
C’è tanto di quel che può scatenare una musica, invece, nella missiva della 28enne brasiliana Gisele Fialho Mota, biologa che l’anno scorso ha lasciato Brasile, famiglia e lavoro per trasferirsi qui a Verona, dove abita il suo Antonio, violinista dei Virtuosi Italiani, conosciuto grazie a un concerto durante un viaggio a Venezia: «I nostri sguardi e forse anche i nostri cuori si incrociarono per la prima volta a quel concerto .... Così decisi di contattare il maestro che aveva suonato come solista quella sera. Da allora ci sono stati momenti preziosi, conversazioni a diecimila chilometri di distanza e un anno della nostra vita tra lacrime e abbracci d’addio all’aeroporto».
E infine Monica Delgado Gomez, 32 anni, spagnola di Cordova, laurea in amministrazione aziendale. Doveva sposarsi. Ha scoperto invece di essere «una di quelle che escono per combattere il drago anziché aspettare il cavaliere che le salvi». E così, alla fine, «tu vai a sapere come, io che non mi sono mai ritenuta una persona coraggiosa, non so dove ho trovato la forza di lasciarlo a 6 mesi dalle nozze. Sì, ho lasciato una persona che ho amato con tutto il cuore perché sapevo che sarei stata infelice. Da allora la mia vita è cambiata, mi sento più forte: sì, voglio proprio essere felice».