Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Coppia vittima della santona le intesta la villa
Coniugi succubi della veggente arrestata in Puglia:« Vogliamo adottarla»
PADOVA Nome d’arte: Sveva Cardinale, alias Paolo Catanzaro, nata Paolo. Una «carriera» da veggente con le sue «croci mistiche». Aveva convinto una coppia di Padova a intestarle la casa e farsi adottare.
PADOVA Avrebbe contribuito a riportare pace e serenità tra i popoli martoriati da guerra e da catastrofi naturali, piantando croci miracolose da cui sarebbe germogliato l’ordine. E, per farlo, avrebbe utilizzato anche soldi di imprenditori veneti. Il caso di Sveva Cardinale, alias Paola Catanzaro, nata Paolo, la santona pugliese le cui presunte truffe erano state portate in tv dalla trasmissione «Le Iene» e arrestata lo scorso 31 gennaio dalla procura di Brindisi, ha fatto arrivare i suoi rivoli fino a Padova. Anche una coppia di imprenditori residenti in Veneto sarebbe finita nella rete della santona e, a portare alla luce il caso, è stata una delle figlie, preoccupata del terribile ascendente che Sveva iniziava ad avere sui genitori. Del caso se ne è occupata ieri la trasmissione di Rai Uno Storie Italiane che ha mandato in onda stralci dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Brindisi e che fa riferimento proprio al caso della coppia veneta.
La storia di Sveva inizia 42 anni fa, nell’assolata campagna tra le province di Bari e Brindisi, tra terre brulle, uliveti e trulli. Qui, il bambino che allora si chiamava Paolo, ha iniziato a raccontare di avere visioni della Madonna. Crescendo, si è fatto chiamare «Paolo il mistico». Ha raccolto attorno a sé, in una piccola chiesetta poi chiusa dalla Diocesi di Brindisi, una serie di seguaci, soprattutto imprenditori, che confidavano le loro angosce. Poi, alcuni anni fa, ha cambiato sesso e nome, diventando Paola. Nel 2015 si è sposata a Ravello, tra archi di fiori e lampadari di cristallo (e le cui foto furono pubblicate sul settimanale Oggi), con Francesco Rizzo, finito anche lui sotto inchiesta, insieme ad altri sodali. La sua terza vita inizia quando, da Paola, si trasforma in Sveva Cardinale, veggente che finisce anche in trasmissioni sui canali Rai e che, secondo l’accusa, avrebbe raccontato ai suoi sostenitori di poter portare la pace grazie alle «croci» da piantare in giro per il mondo. Ognuna di queste, naturalmente, si sarebbe potuta costruire solo dietro pagamento in denaro. E così, tra una donazione in denaro e una in terreni, secondo la procura Sveva sarebbe riuscita a mettere da parte un tesoretto da 4 milioni di euro.
Ora, tra questo gruppo di imprenditori, spuntano anche marito e moglie veneti. Stando sempre a quanto ricostruito dalla trasmissione Rai, il rapporto della coppia con la veggente è iniziato anni fa. Già nel 2010, infatti, i due avrebbero comprato un villino sull’altopiano di Asiago e, tre anni dopo, prima quindi del cambio di sesso riconosciuto dagli uffici giudiziari brindisini, l’avrebbero intestato alla «santona». Un acquisto che ha contribuito a creare un grande disagio economico ai due, visto che, per comprare la casa, hanno aperto un mutuo alla filiale padovana della ex Bpv1.
Non solo, però, perché tra le carte sequestrate in casa di Sveva dagli investigatori della Guardia di finanza di Brindisi a giugno, spunta anche una carta di un notaio al quale i due veneti si erano rivolti per adottare legalmente Sveva Cardinale e farla diventare a tutti gli effetti loro figlia. «Vogliamo adottare Sveva, portavoce di Cristo, per il grande amore che nutriamo nei suoi confronti», avrebbero confermato poi davanti agli inquirenti. Un annuncio che ha spaventato la figlia della coppia che ha presentato una denuncia in procura a Padova, poi trasmessa in Puglia.
Nonostante l’inizio della pubblicazione di una serie di articoli che riguardavano la mistica pugliese, la fiducia dei due veneti in quello che ormai era diventato un membro della famiglia a tutti gli effetti non è stata intaccata. «Ancora oggi - scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare con cui Sveva Cardinale è finita agli arresti con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa - i coniugi appaiono succubi del potere mistico-religioso di Catanzaro e dei sodali a lei rimasti fedeli». «Non ho abbindolato nessuno né costretto qualcuno a versarmi somme di denaro», ha spiegato Sveva agli inquirenti, respingendo le accuse.