Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ticket, scuola, tasse Firmato l’accordo sull’autonomia
Cerimonia di 3 minuti. Zaia punge Gentiloni
ROMA Tre minuti. É quanto è durata la cerimonia con cui ieri a Roma è stata firmata la «pre-intesa quadro» col governo per l’autonomia del Veneto. Dalla scuola (prof assunti dalla Regione), alla sanità, alle imposte: ecco cosa prevede il testo. Zaia punge Gentiloni assente. Il nodo risorse.
ROMA Se sarà una giornata «storica», come è stata salutata in entrata e in uscita da Palazzo Chigi dal governatore Luca Zaia, lo scopriremo solo vivendo (e la prossima legislatura, nel corso della quale si vorrebbe che il parlamento approvasse la prima legge sull’autonomia, già potrà dare qualche indicazione al riguardo). Di sicuro la firma della «pre-intesa quadro» ieri a Roma col governo, nella persona del sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, si è svolta in un clima di understatement tale, da lasciare molti delusi. L’appuntamento, a cui hanno partecipato anche i governatori Roberto Maroni e Stefano Bonaccini in rappresentanza di Lombardia ed Emilia Romagna, si è svolto come annunciato in assenza del premier Paolo Gentiloni (che a quattro giorni dal voto ha preferito non mostrarsi al fianco dei governatori leghisti ma nel pomeriggio, a Bologna, ha acconsentito ad illustrare l’accordo col dem Bonaccini) ed è durato, il video pubblicato su Facebook da Zaia a beneficio dei giornalisti costretti ad aspettare in piazza sta lì a testimoniarlo, 3 minuti e 45 secondi, foto di rito comprese. Se si aggiungono la salita e la discesa dalle scalinate di Palazzo Chigi si arriva, forse, a 7, con sorpresa perfino degli smaliziati fotografi romani: «Ma come già finito?, madonna ma che hanno fatto, ‘na comparsata?». Vabbè, un’intesa nel nome della velocità, della concretezza e del pragmatismo e d’altronde c’era poco da aggiungere dopo che tra Venezia e Roma erano intercorse otto bozze diverse e decine di limature al testo finale. Un testo uguale nelle premesse generali per le tre regioni ma diverso nelle specifiche relative alle singole competenze.
Zaia non ha voluto fare polemica, limitandosi a sottolineare come Gentiloni abbia «perso una bella occasione, peccato» e a rimarcare che «la firma messa oggi ha comunque tutto il valore giuridico del caso e piena ufficialità» . Quanto al resto, entusiasmo diffuso (e a ragione sottolineano i tecnici della delegazione, tutti presenti con l’eccezione del professor Stevanato, perché «si è aperta una breccia» e di qui in avanti «nulla sarà più come prima») con la convinzione che ieri si sia compiuto il primo passo di una più generale riforma degli assetti istituzionali e costituzionali del Paese. «A 70 anni dalla Costituzione e a 17 anni dalla riforma del Titolo V, finalmente si dà spazio all’autonomia e al regionalismo, come chiedeva Einaudi - ha detto Zaia, che ha sorvolato sulle domande su Salvini e la nuova Le-
Luca Zaia
A 70 anni da Costituzione si dà finalmente spazio all’autonomia e al regionalismo
Roberto Maroni
Più autonomia vuol dire più responsabilità, una bella sfida che non so se tutti vorranno accettare
Stefano Bonaccini Ho aperto la trattativa col governo senza fare referendum e senza chiedere la specialità
ga sovranista non federalista -. Il percorso è ancora lungo, vanno approfondite le cinque materie oggetto dell’intesa (Sanità, Ambiente, Istruzione, Lavoro e Relazione con l’Ue, ndr) e aperti i tavoli tecnici sulle altre diciotto, ma abbiamo messo i piedi su un terreno solido e indietro non si torna più».
I punti chiave sono quelli più volte evidenziati: abbandono della spesa storica, introduzione di costi e fabbisogni standard, compartecipazione a più tributi e la commissione paritetica ispirata a quella delle Province autonome di Trento e Bolzano. L’intesa che approderà in parlamento durerà dieci anni con un «tagliando» a due anni dalla scadenza. Quanto al clima politico di forte instabilità, Zaia non si è detto preoccupato: «Il nostro referendum, con 2 milioni e mezzo di veneti alle urne, ci mette al riparo».Contento anche Bressa, che ha rinviato ad una imprecisata «seconda fase» la discussione degli aspetti finanziari, spiegando che «tutto ciò che si poteva fare, in questa fase, è stato fatto» e «ora la palla passa al nuovo parlamento» mentre altre Regioni già bussano alla porta del governo, dal Piemonte alla Liguria (con cui ci sono già «abboccamenti in stato avanzato»), dalla Campania alla Puglia. L’assenza di Gentiloni? Per Bressa il suo è stato solo un gesto di cortesia: «Mi ha detto: tu hai fatto il lavoro ed è giusto che in calce all’intesa ci sia la tua firma».
Caustico Maroni («Salvini? Io ringrazio i veneti e i lombardi che col referendum ci hanno dato la forza per arrivare fino a qui, noi continueremo a tenere alta la bandiera del federalismo, sempre. Le altre Regioni? Più autonomia vuol dire più responsabilità, una bella sfida che non so se tutti vorranno accettare»), Bonaccini ha rivendicato una volta di più d’essere stato il primo ad aprire la trattativa col governo «senza fare referendum e senza chiedere la specialità, scelta che si è rivelata giusta. E ora questa intesa accoglie praticamente tutte le nostre richieste».