Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Furti e droga, i misteri di Sergio E il paese si divide
REFRONTOLO (TREVISO) I precedenti. E poi, sembrava, il cambiamento.
REFRONTOLO (TREVISO) «C’erano facce nuove che giravano per le strade negli ultimi giorni. Gente di fuori, forestieri. Abbiamo capito subito che erano carabinieri in borghese...».
La barista fa un sorrisino furbetto e scrolla le spalle: in un paesino come Refrontolo, 1.700 anime arroccate tra i vigneti del Prosecco, è impossibile passare inosservati. Al bancone, a due passi dalla piazza principale, raccontano di quello strano viavai di investigatori. «Stavano seguendo Sergio». «Macché, lo stavano aspettando: era una trappola».
Un ragazzo giura che già venerdì nel quartiere girava voce che l’assassino di Cison fosse proprio il giovane magrolino che tanti problemi, almeno in passato, aveva dato alla sua famiglia. «Sergio? Uno da evitare», taglia corto. A nessuno sembra importare il fatto che negli ultimi anni pareva aver imboccato la retta via. Nessun arresto, non risultano denunce recenti.
Ma bastano i ricordi a bollare Sergio Papa, 35 anni, come «il balordo», «lo sballato». Problemi di droga, ricordano in tanti. «Ma non più: ne è uscito sette anni fa. Ora passa molto tempo chiuso in camera, davanti al computer», giura una ragazza uscendo dalla palazzina marrone in cui il presunto killer di Loris Nicolasi e di sua moglie Anna Maria Niola viveva con i genitori.
«Il papà e la mamma sono persone perbene», è l’unica frase che si lascia sfuggire il sindaco, Loredana Collodel. E anche i fratelli e la sorella non hanno mai dato grane al paese. Ma ora, inevitabilmente, si parla di Sergio come della «pecora nera». Anche se i problemi di droga se li è lasciati alle spalle già da qualche anno, a Refrontolo continuano a descriverlo come «quello strano», quello che si colorava i capelli, o se li rasava a zero, quello che «frequentava gente che te la raccomando». Il suo avvocato dice che viveva di lavori saltuari, soprattutto nei cantieri edili della zona.
A casa non ci tornava sempre. «Non lo si vedeva da un bel po’ di tempo», raccontano all’osteria che sta di fronte al municipio. L’oste, però, se lo ricorda bene: «Una decina di anni fa fece una raffica di furti. Venne anche qui, una notte: rubò le poche monetine che lasciamo nel registratore di cassa e un paio di succhi di frutta. Non denunciammo perché non ne valeva la pena, ma i carabinieri lo fermarono quasi subito mentre scappava attraverso i campi. Ricordo che lo inseguivano, perfino con l’elicottero. Una scena da film...». Cose che non si vedono tutti i giorni, specie a Refrontolo. «E quando l’hanno arrestato - prosegue l’oste - si dice che abbia detto qualcosa tipo: “Grazie, almeno adesso avrò un tetto sopra la testa”».
Ciascuno ha il proprio aneddoto, legato a Sergio Papa. «Quell’altra volta gli andò perfino peggio - ricorda un vicino - entrò nel bar per svuotare i videopoker ma poi, tentando di fuggire dalla finestra, rimase incastrato. Metà dentro, metà fuori...».
La tecnica pare sempre la stessa: rubare e poi darsela a gambe. Nel 2008 finì in manette dopo un lungo inseguimento tra vigneti e pollai della zona. Era accusato di aver scippato la borsetta a una donna che, nel tentativo di resistere all’aggressione, s’era fratturata l’anulare destro. All’epoca fu qualificato come «un 25enne senza fissa dimora con precedenti per porto abusivo d’armi e resistenza a pubblico ufficiale».
Ma era dieci anni fa, e lui pareva aver superato la tossicodipendenza. I familiari speravano fosse cambiato e invece ora si ritrova alle prese con un’accusa - quella di duplice omicidio - che rischia di trascinarlo in galera per il resto della vita.