Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
ANDIAMO BENE, ANZI MALE
«Veneto: a che punto stiamo»”, titola uno studio di qualche giorno fa della Confartigianato di Mestre. A vedere i dati macroeconomici presentati con grande cura, si dovrebbe rispondere che il Veneto sta finalmente bene, raddrizzatosi dopo le batoste degli ultimi, lunghi anni. Anni in cui erano evaporati quasi nove punti percentuali di Pil: oggi invece il Pil corre all’insù di buona lena, al passo dell’1,7 per cento annuo, nel plotone di testa delle regioni più dinamiche come Emilia, Lombardia e Piemonte. Cresce anche – ma con meno vigore – l’occupazione, tanto che quest’anno si dovrebbero toccare i 2,1 milioni di occupati, in pratica i livelli di dieci anni fa (e sulla disoccupazione solo il Trentino ha un tasso più basso). Ma c’è un ma. Anzi due. Il primo l’ha appena sottolineato la Banca d’Italia nel suo studio sui bilanci della famiglie italiana. In cui, è vero, il reddito medio familiare è in buona ripresa, dopo essere caduto ininterrottamente dal 2006: e comunque siamo ancora sotto dell’11 per cento rispetto a quell’anno lontano. Tuttavia, nota la Banca, è una ripresa avvelenata dalla disuguaglianza: una disuguaglianza che è tornata vicina ai livelli che avevamo vent’anni fa. È aumentata anche la quota di individui a rischio di povertà, definiti come quelli che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello mediano.
VENEZIA Non è passato nemmeno un mese da quando i giudici hanno depositato le motivazioni della sentenza Mose. E il Comune di Venezia e la Città metropolitana sono già partiti per «passare all’incasso» nei confronti di corrotti e corruttori. Giovedì sia Ca’ Farsetti che Ca’ Corner hanno inviato le prime diffide all’imprenditore romano Erasmo Cinque, al veneziano Nicola Falconi e agli eredi dell’ex ministro Altero Matteoli, tragicamente deceduto in un incidente stradale prima di Natale. Il tribunale, oltre a condanne e assoluzioni, ha infatti stabilito anche alcune provvisionali per i danni chiesti dalle parti civili: Cinque, Falconi e Matteoli, per le accuse di corruzione, sono stati condannati a pagare un milione di euro sia allo Stato che al Comune, 400 mila alla Regione, 200 mila alla Città metropolitana e 80 mila al Consorzio Venezia Nuova; il solo Falconi dovrà pagarne altri 50 mila a Ca’ Farsetti per il finanziamento illecito della campagna elettorale dell’ex sindaco Giorgio Orsoni, che invece è stato assolto. Ma si è già aperto un fronte polemico che riguarda proprio Matteoli e la sua morte. I legali di parte civile ritengono infatti che, essendo lui morto dopo la lettura del dispositivo, le provvisionali vadano pagate dai suoi eredi. La difesa dell’ex ministro ha però subito replicato con una lettera in cui rigetta la richiesta, facendosi forte di un provvedimento dello stesso tribunale, che citando la Cassazione afferma che la sentenza non ha più alcun effetto anche nei confronti delle altre parti processuali, comprese quelle civili.