Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Paese rappresentato dai corpi intermedi molto più della politica
L’esito delle recenti elezioni politiche, come sempre accade, ha suscitato un grande dibattito tuttora in corso. In questo dibattito sono stati coinvolti anche i cosiddetti «corpi intermedi». A loro, da parte dei media ma soprattutto da parte di alcune forze politiche, è stato imputato di non avere più alcuna influenza sul voto dei loro associati e dei cittadini, e per queste ragioni di non essere più rappresentativi. In buona sostanza, delegittimati dai loro stessi aderenti, nel ruolo e nella funzione sociale che in passato avevano. La constatazione non è nuova e si ripropone periodicamente. Ma basta guardare un po’ alla storia per rendersi conto che questa valutazione è strumentale e non fondata. La verità infatti è che se guardiamo a tutto il secolo scorso ma anche a questo primo ventennio del Duemila, vediamo che, mentre si sono succeduti governi, maggioranze e partiti di tutti i colori (molti dei quali oggi non esistono più), e oggi stiamo parlando di terza repubblica con una geografia politica profondamente diversa da quella delle precedenti «repubbliche», viceversa, le principali organizzazioni di rappresentanza degli interessi del lavoro e delle imprese sono ancora tutte al loro posto da molti decenni (oltre un secolo per Confindustria). Vive e attive. Sarei quindi prudente nel recitare il de profundis delle organizzazioni di rappresentanza. Quello che bisogna chiedersi è perché i corpi intermedi, a differenza dei partiti politici, sono riusciti a sopravvivere alla crisi e ai cambiamenti politici e sono ancora presenti sulla scena economica e sociale del Paese? La risposta, a mio avviso, è semplice. I corpi intermedi svolgono, evidentemente, una funzione che viene riconosciuta come importante e utile proprio ed in primis da coloro che, liberamente vi si associano, liberamente li finanziano e ogni anno sono chiamati a confermare (o a revocare) la loro fiducia all’organizzazione di appartenenza.
Ma c’è di più. I corpi intermedi hanno un’organizzazione democratica (molto più democratica di alcune forze politiche), mantengono un notevole tasso di partecipazione degli iscritti alla vita associativa e si danno un rinnovo costante delle proprie governance che la politica non conosce. Nel caso poi, di Confindustria si tratta di una partecipazione completamente gratuita. Volontariato sociale a tutti gli effetti, che viene riconosciuto e apprezzato, e che ne rappresenta uno dei maggiori punti di forza. Non solo, i corpi intermedi svolgono anche un’attività di servizio, di consulenza e assistenza alla quale evidentemente gli associati riconoscono valore e utilità.Non so se nel percepito dei cittadini, si possa dire lo stesso della rappresentanza politica. Anche di quella che predica e auspica la disintermediazione sociale. La rappresentanza d’impresa svolge poi una funzione essenziale, non solo nella rappresentanza ma anche nella composizione degli interessi, specie in un contesto che si fonda sempre più sulla polarizzazione e la contrapposizione (nord e sud, giovani e anziani, grandi e piccole imprese, pubblico e privato...). Questo impegno a ricondurre ad unità un mondo sempre più complesso, credo debba essere considerato una risorsa anche per la politica che non deve viverla in competizione. Se guardo a Unindustria Treviso potrei citare il progetto per trattenere i nostri giovani nel territorio, il miglioramento della relazione con la Pubblica Amministrazione, la gestione degli effetti delle crisi bancarie, il recupero del territorio e tanto altro ancora. E’ un lavoro per la coesione sociale che pochi perseguono, ma che rivendichiamo con orgoglio. Non cavalchiamo le emozioni, i risentimenti e le contrapposizioni che insegue invece spesso la politica per lucrare un consenso effimero Cerchiamo piuttosto un punto di incontro, traguardato nel medio – lungo periodo, con la difficoltà e la fatica che questo può comportare. E con il vantaggio anche, non dovendo cercare consensi per la perpetuazione della carica, di poter sostenere posizioni talvolta scomode e non popolari. Detto in altri termini, i corpi intermedi hanno manifestato una maggiore credibilità e capacità di tenuta di tante delle formazioni politiche che in questi decenni sono comparse e scomparse dalla scena politica. Per questo considero la vitalità della rappresentanza un valore e una ricchezza di cui il nostro paese e le nostre comunità hanno bisogno e che non è destinata a venir meno. Un valore che le Istituzioni e la rappresentanza politica, in particolare, dovrebbero riconoscere, proteggere e promuovere, così come prevede la nostra Costituzione. L’attuale contesto di forte cambiamento ed instabilità lo rende se possibile ancora più attuale e necessario.