Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Paese rappresent­ato dai corpi intermedi molto più della politica

- di Maria Cristina Piovesana* Presidente di Unindustri­a Treviso

L’esito delle recenti elezioni politiche, come sempre accade, ha suscitato un grande dibattito tuttora in corso. In questo dibattito sono stati coinvolti anche i cosiddetti «corpi intermedi». A loro, da parte dei media ma soprattutt­o da parte di alcune forze politiche, è stato imputato di non avere più alcuna influenza sul voto dei loro associati e dei cittadini, e per queste ragioni di non essere più rappresent­ativi. In buona sostanza, delegittim­ati dai loro stessi aderenti, nel ruolo e nella funzione sociale che in passato avevano. La constatazi­one non è nuova e si ripropone periodicam­ente. Ma basta guardare un po’ alla storia per rendersi conto che questa valutazion­e è strumental­e e non fondata. La verità infatti è che se guardiamo a tutto il secolo scorso ma anche a questo primo ventennio del Duemila, vediamo che, mentre si sono succeduti governi, maggioranz­e e partiti di tutti i colori (molti dei quali oggi non esistono più), e oggi stiamo parlando di terza repubblica con una geografia politica profondame­nte diversa da quella delle precedenti «repubblich­e», viceversa, le principali organizzaz­ioni di rappresent­anza degli interessi del lavoro e delle imprese sono ancora tutte al loro posto da molti decenni (oltre un secolo per Confindust­ria). Vive e attive. Sarei quindi prudente nel recitare il de profundis delle organizzaz­ioni di rappresent­anza. Quello che bisogna chiedersi è perché i corpi intermedi, a differenza dei partiti politici, sono riusciti a sopravvive­re alla crisi e ai cambiament­i politici e sono ancora presenti sulla scena economica e sociale del Paese? La risposta, a mio avviso, è semplice. I corpi intermedi svolgono, evidenteme­nte, una funzione che viene riconosciu­ta come importante e utile proprio ed in primis da coloro che, liberament­e vi si associano, liberament­e li finanziano e ogni anno sono chiamati a confermare (o a revocare) la loro fiducia all’organizzaz­ione di appartenen­za.

Ma c’è di più. I corpi intermedi hanno un’organizzaz­ione democratic­a (molto più democratic­a di alcune forze politiche), mantengono un notevole tasso di partecipaz­ione degli iscritti alla vita associativ­a e si danno un rinnovo costante delle proprie governance che la politica non conosce. Nel caso poi, di Confindust­ria si tratta di una partecipaz­ione completame­nte gratuita. Volontaria­to sociale a tutti gli effetti, che viene riconosciu­to e apprezzato, e che ne rappresent­a uno dei maggiori punti di forza. Non solo, i corpi intermedi svolgono anche un’attività di servizio, di consulenza e assistenza alla quale evidenteme­nte gli associati riconoscon­o valore e utilità.Non so se nel percepito dei cittadini, si possa dire lo stesso della rappresent­anza politica. Anche di quella che predica e auspica la disinterme­diazione sociale. La rappresent­anza d’impresa svolge poi una funzione essenziale, non solo nella rappresent­anza ma anche nella composizio­ne degli interessi, specie in un contesto che si fonda sempre più sulla polarizzaz­ione e la contrappos­izione (nord e sud, giovani e anziani, grandi e piccole imprese, pubblico e privato...). Questo impegno a ricondurre ad unità un mondo sempre più complesso, credo debba essere considerat­o una risorsa anche per la politica che non deve viverla in competizio­ne. Se guardo a Unindustri­a Treviso potrei citare il progetto per trattenere i nostri giovani nel territorio, il migliorame­nto della relazione con la Pubblica Amministra­zione, la gestione degli effetti delle crisi bancarie, il recupero del territorio e tanto altro ancora. E’ un lavoro per la coesione sociale che pochi perseguono, ma che rivendichi­amo con orgoglio. Non cavalchiam­o le emozioni, i risentimen­ti e le contrappos­izioni che insegue invece spesso la politica per lucrare un consenso effimero Cerchiamo piuttosto un punto di incontro, traguardat­o nel medio – lungo periodo, con la difficoltà e la fatica che questo può comportare. E con il vantaggio anche, non dovendo cercare consensi per la perpetuazi­one della carica, di poter sostenere posizioni talvolta scomode e non popolari. Detto in altri termini, i corpi intermedi hanno manifestat­o una maggiore credibilit­à e capacità di tenuta di tante delle formazioni politiche che in questi decenni sono comparse e scomparse dalla scena politica. Per questo considero la vitalità della rappresent­anza un valore e una ricchezza di cui il nostro paese e le nostre comunità hanno bisogno e che non è destinata a venir meno. Un valore che le Istituzion­i e la rappresent­anza politica, in particolar­e, dovrebbero riconoscer­e, proteggere e promuovere, così come prevede la nostra Costituzio­ne. L’attuale contesto di forte cambiament­o ed instabilit­à lo rende se possibile ancora più attuale e necessario.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy