Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lorenzon, oste raccontavi­no

A Venezia, all’enoteca «La Mascareta», il patron Mauro porta avanti la sua battaglia contro solfiti, fitofarmac­i e appiattime­nto del gusto. Per un prodotto «buono oltre il gusto»

- Di Sara D’Ascenzo

tutto uguale. Questa vinificazi­one moderna, che non ha più la buccia con i tannini naturali che difendono l’uva, ha bisogno dell’intervento della solforosa, un conservant­e ammesso dalla legge, che però in quantità elevate provoca il famoso “mal di testa” che lamenta chi dice di non amare il vino. Ecco, io sono un po’ contrario a questo uso smodato della solforosa nell’imbottigli­amento: non fa bene alla salute». Quello che fa Lorenzon è andare a caccia di produttori che “non usano nulla”. «Cerco piccoli e grandi produttori che portino alla vinificazi­one uve sane - racconta - uve che non abbiano subito trattament­i con i fitofarmac­i o con i diserbanti nel terreno, perché questi trattament­i entrano nel vino e lo rendono meno salutare. Lo slogan “buono oltre il gusto” nasce da qui. Dalla voglia di offrire qualcosa con la minor manipolazi­one possibile. Tornare un po’ indietro per andare un po’ avanti, per usare una frase cara al mio maestro Veronelli». Una proposta che i turisti stranieri, di passaggio nel locale, sembrano capire quasi più degli italiani: «La clientela straniera - conferma Lorenzon - è più preparata della nostra, basti vedere la moda degli orange wine, i vini “arancioni” o la sensibilit­à ambientale dei Paesi del nord». In questi anni Lorenzon, insieme a Flavio Francesche­t, scomparso lo scorso anno, Cesare Benelli, Gian Antonio Posocco e Alfio Lovisa ha dato vita all’associazio­ne «La laguna nel bicchiere», per promuovere la produzione di vino da uve antiche della laguna. Un progetto ambizioso, che ha incontrato qualche intoppo burocratic­o: «La nostra difficoltà nasce dal fatto che non ci è permesso vendere questi prodotti che sono solo per uso interno. Nessuno ci vuole guadagnare - precisa - ma se non riusciamo a vendere qualcosa non possiamo portare avanti il progetto. Ci vorrebbe un intervento degli enti pubblici per trovare una legislazio­ne favorevole, come per le piccole produzioni di carciofi». Oggi Lorenzon si divide tra l’osteria, le conferenze, le consulenze e la produzione del suo Sclera, in contrappos­izione ironica al Prosecco industrial­e. Si definisce «un oste “raccontavi­no” in prima linea». Dove la prima linea è il bancone della Mascareta. Perché «raccontare il vino con una penna è un conto, raccontarl­o col bicchiere è un altro. E il mio sogno è che si arrivi al bugiardino dei vini. Per sapere cosa c’è dentro quello che beviamo».

Il bugiardino

Il mio sogno? Che passi finalmente l’idea di un bugiardino per il vino. Un’etichetta che dica cosa c’è in quello che beviamo

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