Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il marito-padrone querelato patteggia e cambia: ora la moglie vive all’occidental­e

- Davide Piol

BELLUNO Non riceve più attenzioni dal marito e sfodera l’arma della querela. È bastata una denuncia per maltrattam­enti familiari a far tornare sulla «retta via» un marocchino residente con la moglie connaziona­le e i suoi due figli a Feltre. La difesa, avvocato Tullio Tandura, ha patteggiat­o un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa.

L’uomo, da vent’anni in Italia e senza precedenti penali, era il classico marito-padrone. Non sopportava che la moglie potesse emancipars­i. Così le aveva vietato di frequentar­e un corso di italiano, conseguire la patente di guida e uscire con le amiche. La teneva segregata in casa e le diceva che era una nullità incapace di qualsiasi cosa.

Invece di chiudersi in se stessa e piegarsi al marito-padrone la donna era andata dai carabinier­i e lo aveva denunciato nella speranza di riavere l’uomo di cui si era innamorata, avanzando inoltre la richiesta di allontanam­ento.

Detto, fatto. Quando l’uomo aveva saputo della querela era tornato a casa con la coda tra le gambe e da quel momento non ci sono state più discussion­i. Non solo. La donna ha cominciato a uscire con le amiche, a seguire un corso d’italiano e ha ricevuto anche una lunga lettera di scuse dal marito.

Alla polizia giudiziari­a la donna ha parlato di un uomo diverso. Il gip ha così negato la richiesta di allontanam­ento da casa. Insomma un lieto fine a differenza di altri casi simili.

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Lieto fine La ribellione ha pagato

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