Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Lane fa 116 con i suoi palloni d’oro Baggio: «In bici al Menti per Rossi»

I due fuoriclass­e alla festa del Vicenza. Roby: «Avrei voluto chiudere qui dopo l’Inter». Pablito: «Non ho dimenticat­o da dove sono partito»

- di Dimitri Canello

Centosedic­i anni di storia, pennellate di biancoross­o, tocchi di classe e palloni che diventano d’oro massiccio. Li vedi lì, Paolo Rossi e Roberto Baggio, uno accanto all’altro: e ti scende la lacrimucci­a, nel ricordo di poesie e meraviglie regalate in tempi ormai passati a tanti tifosi che si sono abbracciat­i nel loro nome, che hanno gioito, esultato, pianto.

Stadi che tremano, nella provincia che bussa alle porte del paradiso, con due colori che si fondono per un unico cuore. Il cuore biancoross­o del Vicenza batte forte nel palazzetto di via Goldoni: l’aggancio, nella serata di lunedì, è stato un bellissimo almanacco pensato dall’ex direttore sportivo biancoross­o Sergio Vignoni, ma la storia si respira a pieni polmoni nell’anno più difficile della storia del club, quello del fallimento. Protagonis­ti del presente come Stefano Giacomelli, Pietro De Giorgio e Nicola Zanini aggrappati a un futuro così incerto che nessuno può sapere cosa accadrà domani. Protagonis­ti che vedono scorrere altri protagonis­ti, con i capelli bianchi e qualche chilo in più di un tempo che non c’è più. E così Roby Baggio racconta di «quando in bici facevo chilometri per andare al Menti a vedere il Lane dove c’era Paolo Rossi, di quando avevo 15 anni e il pomeriggio mi allenavo con la squadra della mia città e poi la domenica andavo in curva a tifare».

Baggio, il Divin Codino, segnato dagli anni che passano e con un rimpianto rivelato con chiarezza che, forse, gli farà fare pace definitiva­mente con chi l’ha sempre accusato di disinteres­sarsi del suo Vicenza. Lo dice ancora, lo ribadisce di fronte a tutti: «Alle parole preferisco i fatti — sorride — ho un unico rimpianto, perché nel 2000 quando decisi di lasciare l’Inter volevo tornare a casa. Ma nessuno mi telefonò, nonostante avessi lanciato segnali precisi. Ci rimasi male, speravo che la mia carriera sarebbe finita nella squadra che mi aveva lanciato». C’è Paolo Rossi, che porta il biancoross­o nel cuore, che ricorda tutto, per filo e per segno, i primi anni, Gibi Fabbri, il suo primo gol con quella maglia che diventa una seconda pelle: «In un quarto d’ora ho scritto quel pezzettino che c’è sull’almanacco — sorride — l’ho scritto con il cuore. La prima cosa che chiedevo finita la partita, quando andai in altre squadre, era il risultato del Vicenza. Non mi sono mai dimenticat­o da dove sono partito». Scorrono uno dopo l’altro gli artefici della Coppa Italia 1997 che cambiò la storia del calcio italiano. Pieraldo Dalle Carbonare, Sergio Vignoni, Sergio Gasparin, Domenico Di Carlo, Fabio Viviani, Francesco Guidolin, Luca Mondini. «Il Menti — sorride Guidolin — quando giocava il mio Vicenza era una bolgia, era veramente dura venire a giocare qui. Molti ce l’hanno con me per la formazione troppo offensiva del ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe col Chelsea, ma se ci fosse stato il Var avremmo vinto e saremmo andati in finale».

E Baggio e Rossi parlano pure del calcio al top, di Juve e Napoli. Per Roby «Il Napoli sta facendo bene ma forse la Juve è un po’ più avanti», mentre Pablito si concentra anche sulla Champions: «La Juventus può farcela con il Real Madrid e per lo scudetto secondo me è ancora favorita: ha vinto gli ultimi sei scudetti, non è poco...» Dal passato al presente, gli occhi si gonfiano quando si torna a pensare al presente, con la sala che pende dalla labbra dei suoi due fenomeni.Rossi e Baggio, Paolo e Roberto. Un pallone d’oro a due facce che fa sognare gli italiani, anche a distanza di anni.

Paolo Rossi

La Juve? Può farcela anche con il Real Madrid e secondo me è ancora la favorita per lo scudetto

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Nella leggenda Paolo Rossi e Roberto Baggio divertiti sul palco allestito lunedì sera al palasport di Vicenza per i 116 anni della società biancoross­a dove i due iniziarono la carriera. A destra Baggio saluta altri grandi ex
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