Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Acc, solidarietà come unica via
Incentivi all’esodo, pensionamenti e intese per ridurre l’orario di lavoro Dipendenti e sindacati sulle barricate per tagliare gli esuberi previsti
MEL L’unione fa la forza. E nel caso dei quattrocento lavoratori della Wanbao Acc potrebbe rappresentare la salvezza o almeno un contenimento dei danni. Di fronte alla prospettiva preoccupante di un pacchetto di esuberi, l’obiettivo dei sindacati è di riuscire a soddisfare l’esigenza di riduzione del personale senza impattare troppo sulle vite dei lavoratori.
«Mercoledì l’azienda ci ha svelato il valore degli incentivi – racconta Mauro Zuglian della Fim Cisl – Si tratta di 15.000 euro per chi sceglie un esodo volontario entro aprile, 13.000 euro per chi se ne va il mese successivo. Non sono alti e alcuni lavoratori si sono lamentati. Ma sono migliori della prima proposta che era stata ventilata dall’azienda e che si aggirava intorno agli 8.000 per i primi e 5.000 euro per i secondi».
Gli esuberi previsti sono 130. Mesi fa i sindacati avevano proposto turni di sei ore e chiesto all’azienda di poter sapere cosa sarebbe successo se tutti, compresi gli impiegati, si fossero adeguati a quest’orario di lavoro. La Wanbao Acc aveva risposto che gli esuberi sarebbero scesi da 130 a 75. A patto che ognuno faccia, appunto, un sacrificio. Una sperimentazione in questo senso è possibile e potrebbe partire già da aprile. I lavoratori lavorerebbero sei ore a paga piena grazie alla cassa integrazione straordinaria che terminerà però a settembre.
«I 75 esuberi conteggiati dall’azienda ci sembrano troppi – chiarisce Zuglian – Avevamo proposto dei part-time da venti ore settimanali. Sarebbero disposti a farlo circa un’ottantina di persone. Questo ridurrebbe di molto gli esuberi. Se poi aggiungiamo otto lavoratori che andranno in pensione e possibili uscite volontarie la soluzione non dovrebbe essere così lontana».
A gennaio la Wanbao Acc si era dichiarata disponibile a richieste illimitate di part-time orizzontale. Una soluzione difficile per chi abita lontano dal posto di lavoro ma anche l’unica possibile per l’azienda. Se non ci saranno alternative entro 75 giorni dalla fine della cassa integrazione prevista a settembre, l’azienda dovrà aprire le procedure per i licenziamenti collettivi. «Questa fase di sperimentazione – spiega Zuglian – è l’ultima chance per contenere i danni e dipende dalla solidarietà fra i lavoratori. Certo è che se decideremo di avere turni di sei ore bisognerà far firmare a tutti un consenso alla riduzione dell’orario. Non sarà facile. Ora si trovano davanti a un’unica possibilità: riduzione delle ore e, da settembre, della paga».