Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Casellati: sarò un ponte per il Veneto
Primo giorno in famiglia per la neo presidente del Senato. «Padova è la casa di tutti»
Incontro istituzionale a palazzo Moroni, applausi e bagno di folla. L’abbraccio con il vescovo. «Preghi per me»
PADOVA «Quando mi sono svegliata, la mattina dopo l’elezione, mi sono detta: ma questo è un sogno?”. La cifra dell’emozione della neo eletta presidente del Senato è tutta qui. Elisabetta Alberti Casellati ha parlato ieri sera davanti alle istituzioni della sua Padova: «Sarò un ponte per la mia città e per il Veneto a Roma, la mia elezione sia un viatico per il nuovo governo».
PADOVA Giorno verrà, e verrà giorno in cui, redivivi saranno i patavini, diceva Vittorio Alfieri — «pisciando sonetti», secondo la citazione che ne faceva Giuan Brera. E quello di ieri è stato sicuramente uno di quei giorni. Bisognava vederla la frenesia di Palazzo Moroni, sede del Comune, ieri sera, qualche attimo prima di accogliere tra le sue mura la neo presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati (padovana di via Euganea, che significa Padova bene bene; sebbene i di lei natali siano accidentalmente polesani). «È un onore, ho fatto il tifo davanti alla televisione», diceva il sindaco Sergio Giordani, in completo blu e fascia tricolore al petto, mentre confluivano in Sala Anziani prefetto, questore, vescovo, rettore, i vertici dell’Arma e della Procura, senatori e deputati tutti (uno a fianco all’altro, divisi solo dal segretario provinciale del Carroccio Andrea Ostellari, anche il forzista Marco Marin e il leghista Massimo Bitonci, non certo i migliori amici, dopo la caduta dell’ex sindaco a cui avrebbe contribuito, secondo la vulgata leghista, proprio l’ex campione olimpico berlusconiano). D’altronde mai la città del Santo era salita così in alto: ministri sì, ma neanche una volta l’inquilino più alto di Palazzo Madama (e non si dica «seconda carica dello Stato» che i Costituzionalisti si arrabbiano: Camera e Senato, infatti, per la Carta pari sono). E così festa è stata: istituzionale, si intenda, tesa e stretta tra le mura del Comune. Ma comunque festa.
Casellati si è presentata alle 19.30, accedendo dall’ingresso principale, quello ai piedi della magnifica scalinata che porta al Salone («Lo ha chiesto lei», sussurrava chi gestiva l’ordine pubblico). La presidente in total black, elegantissima si faceva accompagnare non solo da sindaco e prefetto, ma anche dal nipotino, (in giubbotto giallo). Qualche passo più indietro la sottosegretaria all’Ambiente del governo uscente Barbara Degani (vestitone a fiori e figlioletta). Un quadretto familiare, non frutto del caso. Casellati lo diceva subito, d’altronde, recitando il suo breve ma intenso discorso dinnanzi alla platea composta, oltre che dalle autorità di cui si è detto, anche dall’intero consiglio comunale: «Ho trascorso la mia prima giornata da presidente del Senato in famiglia (domenica a Genova, dove si esibiva dal podio il figlio Alvise, direttore d’orchestra; e quindi
Casellati Quando mi sono svegliata a casa mia a Padova mi sono chiesta: ma questo è un sogno?
Giordani Nel suo discorso al Senato concetti importanti in cui ci siamo tutti un po’ riconosciuti
ieri alle Terme, ndr), ma il secondo giorno l’ho voluto passare qui, in Comune, che io considero la mia seconda famiglia. La casa di tutti».
Casellati emozionatissima: «Quando questa mattina (ieri) mi sono svegliata, nella mia abitazione padovana, mi sono detta: ma è un sogno? Ebbene, questo mio incarico è proprio la realizzazione di un sogno». Quindi, la neo presidente ha alzato lo sguardo: «Sì, il momento del Paese è molto difficile, ma la mia nomina, avvenuta grazie ad un ampio consenso, è stato un fatto molto importante. Dovrà essere il viatico per la nuova legislatura». Applausi, bipartisan. Il sindaco Giordani — che, vale la pena ricordarlo, è di centrosinistra — la elogiava: «Nel suo primo discorso al Senato, Presidente, ho ritrovato moltissimi concetti di fondamentale importanza. Soprattutto quello di lavorare in una comunità d’intenti, senza perdere la pazienza». E ancora applausi. Casellati allora si è concessa una promessa: «Aver vissuto qui a Padova e aver maturato qui le mie esperienze mi porterà ad avere con la mia città e il mio Veneto un rapporto privilegiato. Io per voi ci sarò sempre e quando sarò a Roma — ha affermato — ci sarà sempre una sorta di ponte ideale». Anche sul fronte autonomia, le abbiamo poi chiesto nella ressa finale? «Ci sarà una fase di riforma delle autonomia — ha risposto lei — come ho già affermato nel mio primo discorso. Ma ora non voglio affatto mettermi davanti alle prerogative della politica». Al termine quindi applausi e fiori. Commossa la figlia Ludovica (che tra le altre cose è anche collaboratrice proprio della sottosegretario Degani: «Ma basta con quelle fake news sulla mia assunzione al ministero della Sanità, mi hanno dato fastidio!», ha sbottato). Resta l’ultimo abbraccio: quello della neo presidente — lei docente di diritto canonico, religiosa — con il vescovo Cipolla. «Padre ho bisogno delle sue preghiere, ora mi pensi», ha sussurrato Casellati. E lui le ha stretto la mano.