Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ovag, tutti i dubbi sul rogo «Non state all’aperto» Sede sequestrata: si indaga
Resta incerta l’origine del fuoco. L’antimafia e l’allarme incendi
REFRONTOLO Serviranno ulteriori accertamenti per chiarire le cause del rogo che, domenica sera, ha distrutto la Ovag Italia di via Crevada a Refrontolo. Al momento nessuna ipotesi è esclusa, dal dolo all’incidente. Ieri mattina gli uomini del Nucleo Investigativo Antincendi hanno effettuato un primo sopralluogo nell’azienda distrutta, mentre erano ancora in corso le operazioni di spegnimento. Dell’azienda, che lavora materie plastiche e produce espositori in plexiglas (tra i clienti Geox, Sidi e Hausbrandt), in piedi è rimasto ben poco e la priorità, ieri, era ancora quella di domare i focolai e mettere in sicurezza la struttura.
Le fiamme
L’allarme è scattato poco dopo le 20.30, quando alcuni automobilisti di passaggio in via Crevada, hanno visto fiamme altissime levarsi dallo stabilimento di proprietà dell’imprenditore Giorgio Vazzola. Il rogo si sarebbe sprigionato al primo piano, dove si trovano gli uffici, per poi propagarsi rapidamente su tutti i 1.500 metri del capannone. Sul posto, in pochi minuti, sono arrivate sei squadre dei vigili del fuoco da Conegliano, Vittorio Veneto, Montebelluna e Treviso, Pordenone, Mestre e Belluno. Per tutta la notte 35 pompieri hanno lavorato con 14 mezzi, riuscendo a circoscrivere e domare le fiamme. Ultimate le operazioni di spegnimento, inizieranno le indagini per stabilire le cause del disastro.
«Dipendenti in Cassa»
Il sostituto procuratore Francesca Torri ha aperto un’inchiesta e posto sotto sequestro l’azienda. «I primi pompieri hanno detto che le porte erano chiuse – spiega il titolare Vazzola -. Le fiamme stavano divampando negli uffici al primo piano, quindi pensiamo a un cortocircuito. Adesso c’è da riprendere l’attività, ma i tempi saranno lunghissimi. Dovremo pensare alla cassa integrazione per i dipendenti».
I rischi ambientali
Malgrado il buio, la nube di fumo nero e denso era ben visibile e, subito, si è temuto per il rischio di inquinamento da diossina, visto che è bruciato soprattutto materiale plastico. A preoccupare anche la copertura in eternit, sebbene il titolare abbia spiegato che il materiale è stato incapsulato e non dovrebbe disperdere fibre nell’aria. La situazione è costantemente sotto controllo da parte dell’Usl 2 e dell’Arpav, che ha effettuato vari campionamenti i cui risultati saranno resi noti il prima possibile. «Aspettiamo le analisi ulteriori, ma per ora l’emergenza sembra rientrata – spiega il sindaco Loredana Collodel –. Solo per i residenti permangono per precauzione, le raccomandazioni di non stare all’aperto, tenere chiuse le finestre e lavare accuratamente verdure raccolte negli orti domestici».
I precedenti
La Ovag Italia è solo l’ultima delle aziende trevigiane andata a fuoco. A gennaio era toccato alla MillDue di Riese Pio X, ad agosto alla Vidori Servizi Ambientali di Vidor, un anno fa al centro commerciale Parco Stella di Oderzo, solo per citare gli episodi più recenti e importanti. Roghi sui quali indaga la procura di Treviso che visto l’alto numero di incendi ha attivato un pool ad hoc.
La criminalità a Treviso
A parlarne, ieri mattina durante un convegno svoltosi in Prefettura a Treviso, è stato anche il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, che ha spiegato: «Gli incendi sono modalità tipiche delle mafie, e della ‘ndrangheta in particolare, per intimidire ed estorcere denaro».
Che la mafia si sia radicata in Veneto, ha spiegato De Raho, «è evidente». «Dietro ai roghi - ha dichiarato - se non ci sono cause accidentali o truffe alle assicurazioni, c’è spesso l’ombra di intimidazioni mafiose che creano danni non solo a quell’azienda ma all’economia dell’intero territorio».