Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Autonomia della Provincia Saggi al lavoro: pronti a trattare
Si prepara la proposta per il tavolo con la Regione e il futuro governo
BELLUNO «Assodato che siamo una provincia montana per la quale, finora, nessuno ha fatto nulla proviamo a capire noi per primi cosa vorremo essere». Gianclaudio De Martin è uno dei quattro «saggi» (insieme a Enrico Ganz, Maurizio Busatta, e Diego Cason) che siede al tavolo tecnicoamministrativo formato da Palazzo Piloni all’indomani del referendum sull’autonomia di Belluno del 22 ottobre. Il compito che gli è stato affidato non è facile: definire il perimetro entro cui la Provincia può muoversi nelle trattative con Stato e Regione.
C’è poi un altro tavolo che si occupa invece dell’aspetto economico-finanziario, quali funzioni chiedere e quante risorse, gestito dalla Cgia (artigiani) di Mestre.
La Conferenza degli enti locali si è riunita ieri mattina con i quattro saggi per stabilire le linee-guida necessarie per arrivare a una proposta organica da inviare a Roma e Venezia. Insomma: per non farsi trovare impreparati e avere le idee precise riguardo alla direzione da prendere in vista di una sempre maggiore autonomia.
«Abbiamo posto sul tavolo delle domande — ha spiegato il presidente di Palazzo Piloni, Roberto Padrin — Obiettivo: trovare un modello unitario attraverso un metodo chiaro. E cercare di rafforzare la capacità di incidere politicamente. Questo non significa isolarci. Non possiamo decidere da soli. Ma possiamo presentare una proposta che dev’esser poi condivisa anche da Stato e Regione».
La Conferenza degli enti locali è formata dai presidenti delle Unioni montane, dai sindaci di Belluno e Feltre, dai presidenti del Consorzio Bim e della Magnifica comunità di Cadore.
Si può immaginare una nuova Provincia elettiva? «Dobbiamo cercare di mantenere unite due esigenze — ha continuato Padrin — L’assemblea dei sindaci, punto di collegamento fondamentale con il territorio e l’elettività del presidente. Poi c’è il problema delle risorse, che non dipende solo da noi, ma su cui dobbiamo lavorare per una proposta sostenibile che ci possa garantire maggiori disponibilità finanziarie. Ora la quasi totalità delle risorse è destinata al personale e non a scelte politiche precise».
Le altre domande riguardano gli enti. Cosa fanno? Sono necessari? Come farli interagire tra di loro e con la Provincia? I saggi cercheranno di capire anche questo. Tra una settimana arriverà il rapporto della Cgia di Mestre.
«La competenza economico-finanziaria può aiutarci ad avere un quadro generale — ha chiarito De Martin — Ma l’importante è che si riesca a costruire un’ipotesi di lavoro da trasformare poi in proposta legislativa. Oggi (ieri, Ndr) abbiamo posato un primo mattone. In futuro coinvolgeremo anche i parlamentari bellunesi. Per ora nella politica a livello nazionale c’è solo precarietà e confusione. Cosa pensa il governo sulle Province e sugli enti?».
Aspettativa per il futuro e amarezza per il passato. «Stiamo perdendo di vista il disegno chiaro sul valore delle autonomie espresso nella Costituzione — ha concluso De Martin — Lì c’è tutto, ma non è stato attuato concretamente. Cosa fare quindi per dare significato alla cura e allo sviluppo di questo territorio? Proviamo a spiegare cosa significa per noi essere una provincia montana e di confine e a concretizzare ciò che ci spetta di diritto».
L’altro testo Dopo Pasqua il report economico e finanziario della Cgia di Mestre