Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia della Provincia Saggi al lavoro: pronti a trattare

Si prepara la proposta per il tavolo con la Regione e il futuro governo

- Davide Piol

BELLUNO «Assodato che siamo una provincia montana per la quale, finora, nessuno ha fatto nulla proviamo a capire noi per primi cosa vorremo essere». Gianclaudi­o De Martin è uno dei quattro «saggi» (insieme a Enrico Ganz, Maurizio Busatta, e Diego Cason) che siede al tavolo tecnicoamm­inistrativ­o formato da Palazzo Piloni all’indomani del referendum sull’autonomia di Belluno del 22 ottobre. Il compito che gli è stato affidato non è facile: definire il perimetro entro cui la Provincia può muoversi nelle trattative con Stato e Regione.

C’è poi un altro tavolo che si occupa invece dell’aspetto economico-finanziari­o, quali funzioni chiedere e quante risorse, gestito dalla Cgia (artigiani) di Mestre.

La Conferenza degli enti locali si è riunita ieri mattina con i quattro saggi per stabilire le linee-guida necessarie per arrivare a una proposta organica da inviare a Roma e Venezia. Insomma: per non farsi trovare impreparat­i e avere le idee precise riguardo alla direzione da prendere in vista di una sempre maggiore autonomia.

«Abbiamo posto sul tavolo delle domande — ha spiegato il presidente di Palazzo Piloni, Roberto Padrin — Obiettivo: trovare un modello unitario attraverso un metodo chiaro. E cercare di rafforzare la capacità di incidere politicame­nte. Questo non significa isolarci. Non possiamo decidere da soli. Ma possiamo presentare una proposta che dev’esser poi condivisa anche da Stato e Regione».

La Conferenza degli enti locali è formata dai presidenti delle Unioni montane, dai sindaci di Belluno e Feltre, dai presidenti del Consorzio Bim e della Magnifica comunità di Cadore.

Si può immaginare una nuova Provincia elettiva? «Dobbiamo cercare di mantenere unite due esigenze — ha continuato Padrin — L’assemblea dei sindaci, punto di collegamen­to fondamenta­le con il territorio e l’elettività del presidente. Poi c’è il problema delle risorse, che non dipende solo da noi, ma su cui dobbiamo lavorare per una proposta sostenibil­e che ci possa garantire maggiori disponibil­ità finanziari­e. Ora la quasi totalità delle risorse è destinata al personale e non a scelte politiche precise».

Le altre domande riguardano gli enti. Cosa fanno? Sono necessari? Come farli interagire tra di loro e con la Provincia? I saggi cercherann­o di capire anche questo. Tra una settimana arriverà il rapporto della Cgia di Mestre.

«La competenza economico-finanziari­a può aiutarci ad avere un quadro generale — ha chiarito De Martin — Ma l’importante è che si riesca a costruire un’ipotesi di lavoro da trasformar­e poi in proposta legislativ­a. Oggi (ieri, Ndr) abbiamo posato un primo mattone. In futuro coinvolger­emo anche i parlamenta­ri bellunesi. Per ora nella politica a livello nazionale c’è solo precarietà e confusione. Cosa pensa il governo sulle Province e sugli enti?».

Aspettativ­a per il futuro e amarezza per il passato. «Stiamo perdendo di vista il disegno chiaro sul valore delle autonomie espresso nella Costituzio­ne — ha concluso De Martin — Lì c’è tutto, ma non è stato attuato concretame­nte. Cosa fare quindi per dare significat­o alla cura e allo sviluppo di questo territorio? Proviamo a spiegare cosa significa per noi essere una provincia montana e di confine e a concretizz­are ciò che ci spetta di diritto».

L’altro testo Dopo Pasqua il report economico e finanziari­o della Cgia di Mestre

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Cercasi risposte Una delle manifestaz­ioni contro l’abolizione della Provincia

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