Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sfmr, l’ex ministro Tiziano Treu: «Serve ancora»
Per l’ex ministro dei Trasporti Tiziano Treu, che vide da vicino lo sviluppo del Smfr, la metro di superficie è «ancora utile a imprese e cittadini». Intanto la Regione rivendica: «Noi dai pm in tempi non sospetti».
VENEZIA «Non so come pensi la Lega del Sistema Ferroviaro Metropolitano di superficie però mi sembra strano che una forza che vuole affermare la vitalità delle energie tipiche della nostra zona non veda l’importanza delle connessioni di rete». Tiziano Treu era ministro dei Trasporti nel governo D’Alema quando in una visita al cantiere della nuova aerostazione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia strinse la mano all’allora presidente di Save Gianni Pellicani su un intendimento comune: il primo scalo del veneto doveva assolutamente avere un collegamento ferroviario. Era il 1999 e, se va bene, i binari forse arriveranno nel 2024. Al sistema metropolitano Sfmr è andata peggio: alla soglia dei 30 anni dall’approvazione, la Regione ha fermato il progetto dopo un miliardo di soldi spesi e pochi benefici per i pendolari perché non ci sono più soldi. La magistratura contabile ha aperto un’inchiesta dopo gli articoli di stampa degli ultimi giorni che raccontano che oggi il Veneto ha solo una versione «demo» della metropolitana di superficie (il raddoppio dei binari Mestre-Padova, 9 stazioni nuove, nessun collegamento innovativo) e mai avrà quella integrale, con treni ogni 15 minuti e interscambi con i bus. La Corte dei Conti intende dunque passare al setaccio progetti, soldi spesi, tempo perso con decennale contenzioso con la società Net Engeneering. L’assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti ieri ha fatto sapere che tutti gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica e alla Corte «senza preventiva richiesta delle giurisdizioni»; nei giorni scorsi aveva rivendicato le scelta di fermare il metrò regionale spiegando che il progetto è obsoleto, che non ci sono più soldi e dunque è necessario riportare il sogno da 5,9 miliardi per terra: finora è stato speso un sesto dei finanziamenti preventivati, sono passati troppi anni e d’ora in poi si procederà intervenendo sulle necessità. «Fare rappezzi è un’altra cosa — alza le spalle Treu — Deve essere un sistema integrato e interconnesso, altrimenti non ha senso, non corrisponde alle esigenze economiche dell’area vasta e viene meno l’utilità per imprese, cittadini, istituzioni. Non ho idea di cosa abbia rallentato i lavori ma so che stiamo rallentando le nostre possibilità», riflette il professore. Era ministro quando fu varata Malpensa. «Ricordo i commissari europei che dicevano: se domani vuole diventare un grande hub, dovrà avere l’Alta Velocità, come Francoforte. Dopo 19 anni abbiamo ancora il trenino che ci mette 40 minuti per fare 35 chilometri. I Comuni leghisti fecero opposizione per la pista, per il rumore… In questo modo limitiamo le nostre possibilità». Marco Polo, Canova e Catullo sono lontani dai binari e dall’Sfmr. «L’idea della metropolitana di superficie mi sembra ancora giusta, se vogliamo essere integrati nella mobilità e attirare investimenti e turismo», ribadisce Treu. Una media velocità, in attesa dell’alta velocità che si ferma tra Vicenza e Brescia. «L’Alta Velocità sarebbe il sistema arterioso e ha dei buchi; la metropolitana di superficie sarebbe stato sistema venoso ed è spezzettato». E non vale sperare nell’ecommerce. «Amazon veicola milioni di ordini ma ha bisogno di fattorini, di camion — avverte — E, come tutti, si blocca sulle strozzature delle nostre strutture connettive: l’economia reale esiste e dobbiamo spostare merci e persone».