Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, lobby parlamenta­re

Deputati e senatori al summit convocato da Zaia. Impegno bipartisan, attesa per il governo

- Marco Bonet

VENEZIA «La squadra veneta si faccia valere, lasciando fuori la politica e imparando da altre efficaciss­ime lobby territoria­li». Il governator­e Luca Zaia ha chiamato ieri a raccolta a Venezia i parlamenta­ri per fare asse sull’autonomia. Ne è nato un impegno bipartisan, dalla Lega al Pd, da Forza Italia ai Cinque Stelle. Il centrodest­ra ha proposta un intergrupp­o Camera-Senato sul tema.

VENEZIA Il governator­e chiama e i parlamenta­ri veneti (quasi tutti, comunque molti) rispondono: «Presente». Era davvero una sala bipartisan quella - stracolma - di ieri a Palazzo Grandi Stazioni, dove si è tenuto il faccia-a-faccia tra Luca Zaia ed i neoeletti di Camera e Senato. Invitati, si sono presentati in 50: due su tre, visto che complessiv­amente sono 74, a cui si aggiungono la deputata dem Alessia Rotta, veronese eletta in Toscana (presente ieri), e la senatrice leghista Cinzia Bonfrisco, veronese eletta nelle Marche (assente). Più dei numeri, rinforzati dalla presenza dell’intera squadra di giunta e di alcuni consiglier­i regionali, a contare è però il colore degli intervenut­i: forse per la prima volta da quando Zaia siede a Palazzo Balbi, e in passato non sono certo mancati suoi appelli bipartisan (ama chiamarla la «no-fly zone» della politica), ieri si è registrata la presenza dell’intero arco costituzio­nale, dalla Lega al Pd passando per il Movimento Cinque Stelle. Tutti pronti, giurano, a battersi a Roma per l’autonomia del Veneto.

Va detto che più che un confronto, quella di ieri è stata una lectio magistrali­s, con Zaia attorniato dai professori universita­ri che formano la delegazion­e trattante e Maurizio Gasparin, il dirigente della Regione che sta seguendo il dossier, a ripercorre­re a mezzo slide la lunga marcia iniziata nel 2014 e culminata il 28 febbraio con la firma della pre-intesa col governo. «Domande?», ha chiesto sornione Zaia alla fine dell’esposizion­e. Nessuno ha avuto l’ardire di alzare la mano. Anche perché, onestament­e, al punto a cui si è arrivati c’è poco da chiedere: si attende di vedere che uscirà dalle consultazi­oni del Quirinale per riprendere il dialogo con Palazzo Chigi e, come previsto dalla Costituzio­ne, scrivere la legge che devolverà le «nuove e più ampie forme» di autonomia (o in alternativ­a aggiustare quella già preparata dal Veneto). Solo a quel punto entreranno in gioco deputati e senatori, chiamati all’arduo compito di convincere i loro 869 colleghi che votare a maggioranz­a assoluta più competenze e più soldi per il Veneto è cosa buona è giusta anche per il resto d’Italia.

Tant’è, Zaia, che con ottimismo assicura: «È finita la fase delle divagazion­i e delle elucubrazi­oni, il break even è vicino», si è voluto prendere per tempo: «Ringrazio di cuore tutti i presenti per aver accettato il mio invito, ci tenevo ad incontrare la classe dirigente del Veneto (per la cronaca, tra i big erano assenti Brunetta, Ghedini, Casellati di Forza Italia, Bitonci e Fontana della Lega, De Menech del Pd, Fantinati del M5s, ndr.). A Roma si dice che non ci sono i numeri per formare un governo, ma ci sono quelli per fare l’autonomia: oggi vedo qui rappresent­ati tutti i partiti e tutti, seppur con alcuni distinguo, hanno appoggiato la nostra riforma. D’altronde con il referendum del 22 ottobre il popolo ha dato una lezione al Palazzo e la politica non può che tenerne conto». La strada, insomma, è tracciata. Ma si riuscirà ad arrivare al risultato? «Sono convinto di sì - ha detto Zaia - abbiamo aperto una nuova stagione, a cui stanno aderendo anche altre Regioni, dalla Lombardia e l’Emilia Romagna alla Puglia e la Campania. Spero solo che la squadra veneta si faccia valere, lasciando fuori la politica, magari imparando da altre efficaciss­ime lobby territoria­li».

Scontato l’appoggio «senza se e senza ma» dei leghisti tutti, da Forza Italia Dario Bond e Piergiorgi­o Cortelazzo propongono «la costituzio­ne di un intergrupp­o Camera-Senato sul tema, presieduto da una figura autorevole come quella di Renato Brunetta» e Marco Marin ricorda che «il voto del 4 marzo ha dato un mandato chiaro a tutti noi, chi non si batte per l’autonomia lo tradisce». Il Pd, con una nota firmata da tutti i suoi parlamenta­ri, circostanz­ia: «La riforma del 2001, che sta consentend­o questo percorso, fu introdotta dal centrosini­stra. L’unico governo che ha accettato di giocare questa partita, in 17 anni, è stato un governo Pd. Ora l’intesa definitiva tra Stato e Regione dipenderà dal prossimo esecutivo ed è corretto che siano i partiti vincitori ad assumersi la responsabi­lità di proseguire l’iter. Noi vigileremo che non venga interrotto come accadde nel 2008 col governo di centrodest­ra di cui era ministro Zaia». Antonio De Poli dell’Udc rassicura: «Un governo a trazione centrodest­ra è una garanzia per questo importante traguardo». E pure i Cinque Stelle, con Federico D’Incà e Giovanni Endrizzi, si gettano nella mischia: «Meno sprechi, più efficienza, una politica più vicina al territorio sotto il controllo diretto dei cittadini: c’è tutto ciò per cui ci battiamo da sempre».

Prima di lasciare Palazzo Grandi Stazioni, un appello per le Olimpiadi di Cortina 2026, uno per ridare al Teatro Stabile il rango di Teatro nazionale, ed un cadeau in stile Berlusconi 1994: il kit del perfetto parlamenta­re autonomist­a, con due (pesanti) tomi ed una bandiera del Veneto da esibire al bisogno. Chissà, magari pure tra gli scranni di Montecitor­io e Palazzo Madama.

L’appello di Zaia

Lasciate fuori la politica, imparate dalle altre lobby territoria­li, sempre efficaci

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In laguna Faccia a faccia ieri tra Luca Zaia ed i neoeletti di Camera e Senato. Cinquanta i parlamenta­ri che si sono presentati all’incontro. A loro il governator­e ha consegnato alla fine un «kit» per l’autonomia: due tomi sul referendum e il negoziato...
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