Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sfmr, Vernizzi «Obbligati a quel contratto»
Trent’anni di storia e un contratto sotto la lente. Quello del 1998 che affidava a Net Engeneering la progettazione e la realizzazione dell’Sfmr. «Un capestro? Fummo obbligati», dice oggi chi era all’epoca in Regione.a pagina
VENEZIA Il sogno iniziale — che aveva molto degli anni ‘80, sia in termini di gigantismo, che di visione — ormai è tramontato del tutto. Come si sa, infatti, il Veneto non avrà la metropolitana di superficie che era stata pensata e progettata a suo tempo (l’«Sfmr», che sta per Sistema ferroviario metropolitano regionale): una rete capillare, da realizzarsi in più fasi, che avrebbe previsto l’eliminazione di 407 passaggi a livello, la creazione di 37 nuove stazioni, l’acquisto di 120 nuovi convogli e l’adeguamento di 162 fermate. La Regione, attraverso l’assessore ai Trasporti Elena De Berti, ha annunciato nei giorni scorsi che il progetto originario è abortito, perché divenuto sostanzialmente inarrivabile. E che dunque si proseguirà affidando a Rfi (le Ferrovie dello Stato), un progetto di minor portata — 400 milioni di euro — basandosi comunque su ciò che finora è stato fatto (un miliardo speso sui 6 che erano stati complessivamente pianificati). Intanto, però, in attesa delle valutazioni della Corte dei Conti, che sul caso ha aperto un’inchiesta, c’è chi punta il dito sul contratto del 1998 che, dopo una serie di contenziosi legali e intoppi burocratici, aveva affidato la progettazione e l’esecuzione dell’intera opera alla società «Net Engeneering» di Monselice (800 milioni il valore dell’intero progetto, che prevedeva la realizzazione dei servizi di ingegneria, la direzione dei lavori, gli studi di fattibilità, etc...). «Un capestro», come lo ha definito il segretario veneto del Pd, Alessandro Bisato. Ma fu davvero così? O meglio, le responsabilità devono essere davvero ripescate dal passato? Ieri abbiamo provato a rintracciare gli attori dell’epoca. In primis chi guidava l’assessorato ai Trasporti della Regione, cioè il veronese Raffaele Bazzoni (Forza Italia): «È sempre stato un progetto molto contrastato — ci ha detto l’interessato, classe 1953, che oggi è tornato a fare l’ufficiale giudiziario in tribunale —. Io lo seguii solo nella prima fase, ereditandolo a mia volta. Con dispiacere devo dire che era una grande opportunità. Non so poi cosa sia successo, purtroppo a distanza di tutti questi anni mi viene da dire che, pur in presenza di una rivendicazione autonomista, sia mancata una gestione del trasporto regionale». Direttore del Dipartimento dei Trasporti era invece Silvano Vernizzi, diventato poi segretario alle Infrastrutture della Regione e quindi numero uno di Veneto Strade: «Il contratto con Net Engeneering? Non c’erano alternative — afferma —. C’erano due sentenze, del Tar e del Tribunale Civile, che ci imponevano quella scelta. La verità è che purtroppo in 30 anni un progetto alla fine lievita per forza. Sono aumentati i costi e non c’è stata più la disponibilità finanziaria». Ed ora? «Ho letto che adesso Rfi proseguirà con un importo di 400 milioni, che però per opere ferroviarie non sono niente — prosegue Vernizzi —. Di certo non è l’intervento che era previsto inizialmente con l’Sfmr, che aveva una sua logica». Ma non è che invece è mancata la volontà politica, ribattiamo? «Questo chiedetelo ai politici...», taglia corto l’ex direttore del Dipartimento. Da ultimo abbiamo provato a contattare anche Giovanni Battista Furlan, patron di «Net Engeneering», l’azienda che doveva realizzare tutto l’Sfmr e che ora è stata «liquidata» dalla Regione con 27 milioni di euro (inizialmente la società vantava la corresponsione di 80 milioni di euro, cioè il 10% dell’intero valore del progetto; quindi si è arrivati ad un accordo che prevedeva che il gruppo rinunciasse a ogni indennizzo o risarcimento, a fronte dal saldo parziale del «lodo» da parte della Regione e dell’affidamento di incarichi professionali, con ulteriori progettazioni, i lavori per completare la rete metropolitana nel quadrilatero Padova-Castelfranco-TrevisoVenezia). «Non voglio aumentare le polemiche — ci ha risposto Furlan —. Io su questo la penso come l’assessore De Berti e altro non dico».