Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Cassazione inchioda a Vicenza l’inchiesta Bpvi e «ribalta» Veneto Banca
La Cassazione inchioda a Vicenza il processo Bpvi ma fissa regole opposte a quelle seguite per Veneto Banca. Si profila uno scontro di competenza tra i tribunali di Roma e Treviso
VICENZA Le inchieste sull’ostacolo alla Vigilanza commesso dalle banche spettano alle procure delle città in cui l’ente controllore «ha ricevuto le false informazioni». Lo stabilisce la Cassazione chiamata a esprimersi su un troncone dell’inchiesta Bpvi, applicando un principio opposto a quello usato dal gup di Roma per spedire a Treviso l’indagine su Veneto Banca.
VICENZA Una sentenza su PopVicenza, potrebbe riaprire i giochi per l’assegnazione dell’inchiesta Veneto Banca.
La vicenda - piuttosto tecnica ma di fondamentale importanza per le sorti dei processi sulle Popolari - è quella che nel 2017 aveva rischiato di spaccare in due l’indagine Bpvi, quando il gip di Vicenza dichiarò la competenza del tribunale di Milano per uno degli episodi che coinvolgono l’ex Dg Samuele Sorato e il suo vice Emanuele Giustini. L’accusa è di aver ostacolato il lavoro della Vigilanza, attraverso false comunicazioni relative al patrimonio della banca e spedite alla Consob, che ha sede a Milano. I giudici meneghini avevano quindi portato la questione in Cassazione, che a novembre aveva annullato la decisione di gip stabilendo che la competenza era esclusivamente di Vicenza.
Ieri sono uscite le motivazioni di quella sentenza, e leggendole viene da chiedersi cosa sarebbe accaduto all’inchiesta sul crac di Veneto Banca se solo fossero state pubblicate con qualche settimana di anticipo.
Il gup della capitale, infatti, si è sbarazzato del processo sostenendo che toccava a Treviso indagare. Il motivo? La giurisdizione è del tribunale del territorio in cui avviene l’azione illecita. E nel caso di Veneto Banca (anche qui l’accusa è di ostacolo alla Vigilanza, ma commessa ai danni di Banca d’Italia) il reato «si consuma nel momento e nel luogo in cui la comunicazione contenente fatti non rispondenti al vero è definitivamente uscita dalla sfera del soggetto agente», dice il gup. In altre parole, quando il funzionario della Direzione Bilancio di Veneto Banca premeva il tasto «invio» della tastiera del suo computer, per spedire agli ispettori di Bankitalia (che ha sede a Roma) le false comunicazioni sullo stato dei conti. Il gup definisce «irrilevante» il luogo di ricezione di quelle e-mail: conta soltanto da dove sono partite, cioè il quartier generale di Montebelluna. Quindi l’intera inchiesta spetta a Treviso, e pazienza se i tempi di allungano e buona parte dei reati finiranno in prescrizione.
Quando il giudice capitolino ha scritto la sentenza, esistevano pochi precedenti. Ieri, però, è arrivata la decisione della Cassazione che «inchioda» a Vicenza la competenza dell’indagine per l’ostacolo alla Consob. Ebbene, la Suprema Corte fissa delle regole che paiono esattamente l’opposto di quelle seguite dal gup di Roma. «Non può ragionevolmente dubitarsi scrivono gli ermellini - che il luogo di consumazione del reato debba identificarsi in quello in cui vengono assunte le determinazioni degli organi dell’ente di vigilanza (...) deve ritenersi che il reato si sia perfezionato nel momento e nel luogo (...) in cui l’ente aveva ricevuto le false informazioni». Dunque, per la Cassazione non conta da dove sono spedite le comunicazioni, ma la competenza ricade sul territorio in cui vengono ricevute dagli ispettori. Milano, nel caso di Consob. Roma, invece, per Bankitalia.
Detto questo, i giudici di Cassazione proseguono nel ragionamento spiegando come, per Bpvi «la commissione del reato di ostacolo alla Consob abbia avuto luogo anche per consentire all’istituto bancario di impedire la scoperta dei reati precedentemente commessi». E trattandosi quindi di episodi «in connessione» l’uno con l’altro, la competenza si stabilisce in base al luogo in cui si è consumato il primo ostacolo alla Vigilanza. Nel caso specifico nel 2012, quando gli 007 di Bankitalia iniziarono la loro ispezione nel quartier generale della Popolare. A Vicenza, quindi.
Resta il principio generale, che sembra andare in direzione diversa rispetto a quanto deciso per Veneto Banca. La sentenza di ieri, potrebbe quindi diventare l’arma decisiva se, come è probabile, il tribunale di Treviso dovesse opporsi al trasferimento dell’inchiesta rimettendo la questione della competenza proprio nelle mani della Cassazione.