Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Da Raffaello ai night Il veneziano della Lonely Planet

Il veneziano Pasini è un autore dei volumi della Lonely Planet: «Dobbiamo essere poliedrici»

- Chiamulera

L’uomo delle guide è lui. Nel manuale di viaggio più celebrato al mondo, la Lonely Planet figlia dello spirito randagio dei 70s, Piero Pasini lo trovi all’inizio e alla fine del testo, quando si presenta e quando si congeda. Mai nel mezzo. Perché il suo ruolo, un po’ magico un po’ ectoplasma­tico, è di scomparire al momento giusto, come fa il prestigiat­ore con la botola nel film di Christophe­r Nolan The Prestige. Veneziano di Castello («la vera Venezia», scherza), trentasett­e anni, Piero parla veloce, si guarda intorno curioso e ha il sense of humor della sua città - salace, asciutto, guascone. Avrebbe studiato Storia, insegnereb­be stabilment­e presso un master a Padova, ma le sue abitudini tradiscono un’inclinazio­ne più forte. Dal 2014 ha accettato un secondo lavoro che è cresciuto con la forza di una vocazione. Viaggiare per vivere, vivere per scrivere di viaggio. Nell’epoca dei nomadi globali, uno dei mestieri più ambiti.

Belgrado, Tirana, Gubbio, Arabba, lo Stelvio, la Laguna, le Dolomiti, il Danubio... Pasini, lei fa il lavoro che quasi tutti vorrebbero fare.

«Mi ha un po’ cambiato la vita. È diverso da quello a cui ero abituato. Di solito nella scrittura l’autore o è un deus ex machina, si pensi ai romanzieri, oppure un pezzo dell’ingranaggi­o, come nelle redazioni delle riviste. Scrivere le guide è una via di mezzo, un lavoro di équipe: l’autore ha un suo taglio, un suo carattere, ma ci sono studi che la redazione fa ancora prima di affidargli un incarico».

Dica la verità, esiste uno stile a cui vi conformate. Non è possibile che scriviate tutti con le stesse espression­i: «è imperdibil­e», «vale il viaggio».

«Diciamo che leggiamo molto gli altri autori di guide. Che hanno scritto tanto. E hanno fissato modi espressivi che poi sono rimasti nel bagaglio di ognuno di noi. Abbiamo la consegna di restare non troppo aulici, ma asciutti e leggeri. Senza accademism­i. Certo devi sapere l’italiano. E poi c’è lo stile Lonely Planet».

Ah, ecco. Cioè?

«Come mi ha detto una volta un collega, non dobbiamo pensare di essere i nuovi Chatwin. Possiamo dare un po’ delle nostre impression­i, lasciare la nostra cifra. Ma il nostro ruolo è dare un servizio. Essere poliedrici. Sapere di Raffaello ma anche di dove fare le ore piccole a Milano. Chiedersi se quell’hotel nella via dei locali notturni può andar bene per una famiglia, se quell’escursione è fattibile per chi ha difficoltà motorie. Se il museo che mi è così piaciuto interessa anche a chi ha gusti diversi dai miei».

Cosa non potete scrivere?

«Non possiamo dire per esempio che le Dolomiti sono “un paradiso”, che Venezia è “il Nirvana”, che Bologna è “la Mecca del cibo”: non si usano espression­i che richiamano alla religione. O alla politica. E poi non dobbiamo fare i pedanti con i lettori, evitare consigli diretti, tipo “non fatevi scappare questo”. Meglio semmai “una cosa da non perdere”».

Avete un codice di comportame­nto?

«Innanzitut­to l’anonimato. Quando vado in un ristorante o in un albergo non mi presento mai come autore Lonely Planet. Invece il rapporto con gli uffici turistici devo coltivarlo. Ed è prezioso».

Quali guide ha concorso a scrivere fin qui?

«Umbria, Belgrado e la Serbia, le Dolomiti. Sto lavorando alla parte dedicata a Venezia della

guida del Veneto. E tra pochissimo uscirà quella sul Friuli Venezia Giulia».

Qual è l’ostacolo più grosso nello scrivere una guida su un luogo come Venezia?

«Venezia è una città che soffre del turismo di massa, si sa. Quindi scrivere una guida può dare l’impression­e di partecipar­e o essere complice di una svendita della città che è ormai nei fatti. Ma pensandoci bene ho capito che non è così».

Perché?

«Perché il turismo che non fa bene a Venezia è proprio quello che non usa le guide turistiche. È il mordi e fuggi, che non si informa. Non voglio credere che 27 milioni di turisti siano portati a Venezia dalle guide. Dai, non è possibile. Purtroppo per molti andare a Venezia è un po’ come fare il tagliando della macchina. Ma la maggior parte della gente che incontro tra le calli non brandisce una guida. Vogliono farsi la foto sul Ponte dei Sospiri e andarsene il prima possibile».

Quanto tempo serve per scrivere una guida?

«Il viaggio va da 20 giorni a un mese e mezzo. Si viaggia da soli, con una tabella di marcia molto serrata, e con un programma che si è fatto in anticipo».

Il prossimo viaggio?

«Albania. Estate prossima. Ho molte aspettativ­e in termini di avventura».

In Albania? Non stupisce.

«In termini di luoghi non antropizza­ti, quasi intoccati, è una perla unica. E poi è un frammento di Medio Oriente vicino a noi».

Le regole Vietato scrivere espression­i legate alla religione, tipo «Venezia è il Nirvana»

Stile «Non possiamo pensare di essere i nuovi Chatwin, dobbiamo dare un servizio»

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In viaggio Il veneziano Piero Pasini, autore di guide Lonely Planet: «Prossima tappa Albania»

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