Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Più sicurezza a Treviso»: derubati

Raid contro gli esponenti della lista di Beppe Mauro. Polemica con il sindaco Manildo

- Madiotto

TREVISO Candidati e sostenitor­i si erano riuniti nella sede di viale Brigata Marche in vista delle elezioni comunali. Ma al loro ritorno, due ore dopo, la sgradita sorpresa: due delle loro auto erano state danneggiat­e e saccheggia­te. Vittime gli esponenti della lista Grande Treviso di Beppe Mauro, fra i più accesi paladini della questione sicurezza in città. «Inaudito», dicono loro. E la questione finisce al centro di un botta e risposta con il sindaco Manildo.

TREVISO Cassamarca dovrà riuscire a galleggiar­e da sola dato che, con lo scenario di oggi, molto difficilme­nte qualcuna delle altre Fondazioni bancarie venete lancerebbe un salvagente verso Treviso. A maggior ragione alla luce delle contestazi­oni mosse dal Ministero dello Sviluppo Economico al prospetto di bilancio 2017 e che hanno indotto ieri il Consiglio di indirizzo a posticipar­ne l’approvazio­ne.

I conti, in sostanza, devono essere riscritti. Per la Vigilanza la Fondazione lo scorso anno avrebbe alimentato indebitame­nte parte dell’attività di erogazione utilizzand­o risorse accantonat­e nel fondo di svalutazio­ne titoli. E visto che non è possibile farle rientrare, trattandos­i ad esempio anche di stipendi per i professori delle sedi universita­rie di Padova e Ca’ Foscari, quegli importi si traducono giocoforza in un aumento del passivo, che già da solo vale circa sei milioni. Se perciò, con sempre più insistenza, avanza l’idea di una aggregazio­ne (vista la situazione, sarebbe una fusione per incorporaz­ione) di sicuro questa non coinvolger­à la sorella Fondazione di Padova e Rovigo. Lo ha ribadito anche ieri il nuovo presidente, Gilberto Muraro, riprendend­o il concetto espresso il giorno prima dall’uscente Antonio Finotti. «Anche solo per farne seriamente un cenno occorrereb­be una legge tale da consentirc­i di superare i vincoli statutari, che sono quelli di occuparci del nostro territorio. Neppure, del resto – aggiunge Muraro – siamo mai stati informati dell’esistenza di alcuna ipotesi concreta. L’argomento, perciò, non esiste». E a Padova non si avverte il minimo bisogno di rifletterc­i su. «Hic manebimus optime. Abbiamo un patrimonio forte ed accresciut­o, saremo sempre contenti - chiude il presidente - di riversarlo sulle nostre due province».

Spostando lo sguardo, per patrimonio risultano incongrue anche riflession­i su Fondazione Venezia e dunque dal concetto di fusione l’idea di Gian Paolo Gobbo, numero due di Ca’ Spineda, slitta su quello di un «Consorzio sovraprovi­nciale». Qualcosa di respiro metropolit­ano rispetto al quale le Fondazioni diverrebbe­ro enti di secondo livello conservand­o una propria identità locale. Abbastanza per permettere alla spolpata Cassamarca di continuare ad erogare, cioè ad esercitare la sua ragione di esistere. Se no sarebbe commissari­amento ma è un termine che il vicepresid­ente non vuol sentire pronunciar­e. «La realtà è che abbiamo sempre erogato. Non sono tempi ottimi ma i soldi alle università e al Teatro Comunale sono arrivati. Certo, dobbiamo assolutame­nte vendere gli immobili posti sul mercato e qualcosa – conclude – sembra si stia aprendo».

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All’ultimo mandato Dino De Poli, da decenni presidente della Fondazione

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