Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pesticidi da record: 12 kg ogni ettaro Confagricoltura: «È l’ora di tagliare»
Per l’Istat è oltre il doppio della media italiana. E scatta il piano per tutelare anche le api
TREVISO A Treviso ci sarà pure il problema degli allarmismi e delle «fake news» in materia di rischi da fitofarmaci, come denunciato due giorni fa dalla Coldiretti. Ma l’Istat un dato chiaro lo ha diffuso proprio ieri: in Veneto, nel 2016, sono stati utilizzati 11,8 chilogrammi di sostanze chimiche per ettaro contro una media nazionale di nemmeno 5. La nostra è la seconda posizione in classifica alle spalle della sola provincia di Trento, con 15,8 kg (effetto soprattutto della vulnerabilità della mela). Alle spalle del Veneto, con 3 kg in meno, c’è la Campania.
Per qualcuno è una questione di latitudine: più umida e fredda è un’area più l’agricoltore deve ricorrere agli antiparassitari. Ma sullo stesso parallelo del Veneto c’è il Friuli Venezia Giulia che con noi condivide anche la vocazione per la vite, cioè una fra le piante più aggredibili dalle malattie, e oltre il Livenza ci si ferma a 7,5 kg per ettaro.
L’Istat non fornisce il dettaglio provinciale ma il direttore di Confagricoltura Treviso, Renato Bastasin, non ha dubbi sul fatto che il primato veneto spetti alla Marca. «Passi in avanti ne sono stati fatti molti, l’agricoltore di oggi non è lo stesso di 10 anni fa – premette Bastasin – ma tanta strada rimane ancora da fare in materia di sensibilità ambientale. I giovani affrontano volentieri approcci rispettosi e il più “naturali” possibili, con imprenditori vecchio
Passi avanti ne sono stati fatti, ma c’è ancora tanta strada da battere
stampo si fa molta più fatica a ragionare». Così come è spesso difficile rapportarsi con l’opinione pubblica. «La questione degli allarmismi proposta da Coldiretti non è priva di fondamento – riconosce il diretore di Confagricoltura – e tante volte si diffondono convinzioni sbagliate. Come quella secondo la quale coltivazioni “biologiche” significa prive di trattamenti mentre sono ammesse irrorazioni di sostanze a base di zolfo e rame, il quale è pur sempre un metallo pesante».
Consumatori a parte, lo stimolo che l’associazione trevigiana pone ai viticoltori è quello di migliorare il rapporto con altri operatori dell’agricoltura, anche se – o, forse, soprattutto - molto più di nicchia. In questo caso gli allevatori di api, insetti estremamente sensibili agli antiparassitari e, allo stesso tempo, fondamentali per conferire ai nostri vini sapori straordinari grazie alla funzione fecondatrice di fiori ed erbe nel sistema attorno alla vite. Il 3 maggio, a Montebelluna, nella Cantina montelliana e dei colli asolani, verrà proposto un patto fra vignaioli e apicoltori. I primi si impegneranno a sfalciare lungo gli interfilari, trattare le viti in condizioni di assenza di vento e la sera e, infine, «a non utilizzare fitofarmaci nei giorni immediatamente precedenti l’introduzione degli alveari».
Il problema non sono i giovani, ma certi produttori «vecchio stampo»
Sigleremo un patto fra vignaioli e apicoltori: questi insetti sono essenziali