Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Cambia poco, tutti poi vanno in centro»
«Sono contrario ai tornelli. Funzionano come soluzione emergenziale ma se non c’è un controllo a monte dei flussi turistici, rischiano di creare punti di congestione». Il rettore dello Iuav Alberto Ferlenga ha schiere di studenti e docenti che studiano Venezia palmo a palmo «Eppure l’università è molto poco utilizzata quando si tratta di implicazioni pratiche».
Rettore, perché i tornelli non le sembrano efficaci?
«Perché il traffico pedonale può convergere comunque verso il centro, indipendentemente dagli accessi. Può andare bene nell’emergenza ma se non è legato ad un piano complessivo, c’è il rischio della congestione perché Venezia resta visitata in modo concentrato, con passaggi solo su alcune aree. E non si è mai ragionato su come deviare i flussi della conoscenza».
In breve, più che fermare i turisti, bisognerebbe cambiare la loro percezione sui luoghi d’interesse?
«Sì, ragionare sulla relazione tra il centro della città e altri luoghi: Venezia è tutta interessante. Bisognerebbe introdurre elementi di conoscenza che presentino la città come un corpo complesso e caratterizzare dal punto di vista commerciale e culturale percorsi alternativi perché la città non sia vissuta solo come un itinerario da piazzale Roma a San Marco».
Si parla spesso di percorsi alternativi ma i turisti vanno dritti ai «must see»: Rialto, Basilica…
«Il problema è secondo me che noi stessi conosciamo poco Venezia e cosa è diventata oggi. Non è cambiata dal punto di vista fisico ma è una città diversa nella sostanza e qualsiasi soluzione non può essere solo tecnica ma deve essere legata alla fruizione di un patrimonio culturale sempre in movimento. Abbiamo sprecato tempo a non guardare a fondo i problemi, Venezia potrebbe essere una città aperta e perfino con più turisti se si affrontasse il problema del turismo concentrato che porta congestione e degrado».