Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Canaletto Poesia e razionalità a Roma
Una speciale reunion ricompone le due parti di un unico ampio dipinto, raffigurante Chelsea da Battersea Reach, tagliato prima del 1802. La parte sinistra proviene da Blickling Hall, National Trust, Regno Unito, quella destra dal Museo Nacional De Bellas Artes de la Habana, eccezionalmente concessa dal governo cubano. È questa una delle chicche della mostra «Canaletto 1697-1768», allestita nel Museo di Roma Palazzo Braschi fino al 19 agosto, ampia retrospettiva che celebra il 250° anniversario della morte del pittore veneziano. Curata da Bozena Anna Kowalczyk, l’esposizione presenta il più grande nucleo di opere autografe mai esposto in Italia - 42 dipinti, 9 disegni e 16 libri e documenti - con prestiti da alcuni tra i più importanti musei europei e d’oltreoceano. Tra vedute veneziane e capricci romani, un Grand Tour che ripercorre le tappe biografiche e artistiche del genio pittorico che ha rivoluzionato il genere della veduta, dalla giovinezza al successo internazionale. Tra i capolavori in mostra Il Bucintoro di ritorno al Molo il giorno dell’Ascensione del 1729 (nella foto), giunto dal Museo Pushkin di Mosca; e due tele del Canal Grande dalla Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli di Torino. «Ho cercato - marca la curatrice - di far emergere come Canaletto sia al tempo stesso razionale e poetico».