Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Brugnaro mette al bando per tre anni i take away
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kebab alla pizza, giro di vite del sindaco Luigi Brugnaro. Venezia ha deciso di mettere un freno ai take away bloccando le nuove aperture e rendendo le regole per i negozi già aperti più ferree. É la difesa del centro storico dai turisti «mordi e fuggi» e dall’uso indiscriminato della città.
Aproposito: il calendario della Regione Veneto ci informa che l’ultima campanella, per le scuole di primo e secondo grado, quest’anno suonerà il 9 giugno. Male che vada i professori — che in Veneto, secondo le stime che ci ha fornito la Cgil, sono 64mila — saranno tutti in vacanza già da un mese. Con famiglie a seguito. Non a caso, infatti, come ci faceva notare ieri Cesare Pillon, consigliere di amministrazione della multiutility Hera, che gestisce la rete idrica in vari capoluoghi anche del Veneto, «dal 15 giugno circa, cioè dalla fine delle scuole, fino a ferragosto notiamo sempre un calo drastico dei consumi dell’acqua, che è un indicatore significativo della presenza in città della popolazione. E a fine luglio di solito si registra un -20%». Capite... E c’è un altro nodo. Ci si è chiesti, per dire, che impatto potrà avere la scelta di una simile data in Veneto, regione che da diversi anni ormai detiene il primato nazionale sia per numero di arrivi (15,2% dell’intera Penisola), sia in quanto a presenze (16,6%) turistiche? Con il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone, abbiamo controllato i dati che riguardano gli occupati nel settore turistico/alberghiero della regione. Cioè di tutti coloro che il 22 luglio saranno impegnati a servire i clienti al bar e nei ristoranti, negli hotel, nei campeggi, da Jesolo a Cortina d’Ampezzo: «Nel 2017 la forza lavoro complessiva del settore era pari a 411 mila soggetti, mentre proprio a luglio si registra il picco di stagionali con più 30 mila assunzioni», nota Barone. Due terzi dei quali, secondo le stime, sono italiani: e dunque cittadini che votano. Il presidente veneto (e vicepresidente nazionale) di Federalberghi Marco Michielli è nero: «Pensate cosa vuol dire per me se il giorno delle elezioni i miei dipendenti, che magari, come spesso avviene, non sono tutti residenti nel luogo di occupazione, volessero giustamente andare tutti alle urne? Sarebbe un disastro. Noi abbiamo già fatto il nostro dovere, ora sono i partiti a doversi dare una mossa». E, infine, in questa serie di turbolenze, non abbiamo parlato del caldo. Che poi, al di là di tutti i discorsi, sarà il vero protagonista di quel week-end elettorale (anche se il capo dei meteorologi dell’Arpav, Marco Monai, ieri ci ha precisato che, sebbene luglio sia il mese storicamente più caldo in Veneto — 31 gradi di media a Padova l’anno scorso! — è «impossibile fare previsioni a lungo periodo»). Resta solo da sperare, quindi, che sia tutto un brutto sogno. Anche perché poi qualcuno potrebbe fare come la povera Magda di Bianco, rosso e Verdone: che, in un’estate dei primi anni Ottanta, che ricorda tanto quella del 1983 delle elezioni più «estive» della storia, di cui si è parlato all’inizio, mentre il marito vessatore se ne stava nell’urna a votare, lei scappava lontano con l’aitante Raoul. E con tanti saluti a tutti.