Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il mondo Lbgt: «Il futuro sindaco si batta ancora per i nostri diritti»
TREVISO Il bullismo nelle scuole che preoccupa psicologi e insegnanti, le discriminazioni sul lavoro, la difficoltà dell’accettazione sociale o nel riconoscimento dei diritti della propria famiglia, il sostegno alle coppie gay, la diffusione di una cultura di rispetto e integrazione: l’associazione Lgbt di Treviso, nata cinque anni fa, celebra la giornata mondiale contro l’omo, bi e trans-fobia con un calendario di sette eventi, dal 12 al 24 maggio, tutti diversi. Dal concerto al dibattito, dall’aperitivo al cortometraggio passando per il cabaret, il mondo arcobaleno sarà raccontato in tutte le sue sfumature.
Q-Pido è un festival di primavera ma soprattutto un momento di riflessione perché, in questi giorni di campagna elettorale, anche il mondo Lgbt ha qualche domanda da porre ai candidati sindaco. «Se una coppia di genitori, come successo a Torino, si presentasse per registrare il proprio figlio, sareste favorevoli? chiedono Marina Marzari e Antonio Monda, membri del coordinamento –. A Padova c’è stata una prima apertura, Treviso cosa farebbe? E poi: quali sono, nel programma del candidato, le proposte contro le discriminazioni? Sarebbero disponibili a ospitare un altro Pride in città? Vorremmo poter incontrare gli aspiranti sindaci singolarmente e parlare con loro di questi temi. Siamo un gruppo apartitico e aperto al dialogo».
Dopo le polemiche che avevano circondato nel 2017 il Gay Pride in centro storico, e dopo le unioni civili approvate da Ca’ Sugana in anticipo rispetto alla legge nazionale, interrogare il futuro primo cittadino diventa un invito ufficiale. Negli ultimi cinque anni, il dialogo con l’amministrazione guidata da Giovanni Manildo c’è stato (a differenza delle chiusure ideologiche pronunciate dalla precedenti giunte leghiste e di centrodestra).
«I nostri eventi – spiega la presidente del coordinamento Francesca Tacca – sono statti inseriti nel calendario civico e ne siamo grati, è importante non solo per noi ma per l’intera comunità in una condivisione di diritti e doveri». Ma i prossimi cinque anni sono ancora da scrivere.