Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ospedale, polemiche sul futuro Dubbi su un declassame­nto

Il Pd: «Non sarà più principale». La Regione: già ora non è un hub, ma spoke

- Davide Piol (Altri servizi alle pag. 2 e 3)

BELLUNO Guerra aperta tra Regione e la provincia dolomitica. Al centro della disputa la bozza del nuovo Piano sociosanit­ario veneto che giungerà presto sul tavolo della giunta e della Quinta commission­e, quella appunto Sanità. Si prevede la riduzione degli ospedali «hub», cioè le strutture che hanno un bacino di utenza di un milione di abitanti, da sette a cinque. Belluno e Rovigo subirebber­o, secondo i critici, un declassame­nto. C’è chi ha minacciato di fare barricate e chi ha chiesto la convocazio­ne del consiglio comunale e di quello regionale.

«Nel mirino ora c’è l’ospedale del capoluogo, ma il nuovo Piano potrebbe rivelare brutte sorprese per molte altre strutture — ha commentato il segretario regionale Pd, Alessandro Bisato — Siamo preoccupat­i. È un altro tentativo di far pagare ai cittadini i costi della riorganizz­azione del sistema sanitario. Il passo successivo sarà ridurre al minimo o chiudere gli ospedali pubblici».

Secca la risposta dell’assessore regionale alla Sanità, il leghista Luca Coletto. «Se gli esponenti del Pd vogliono fare speculazio­ne politica — ha dichiarato — abbiano almeno il buon senso di non farlo in modo improprio sui temi della sanità rispetto ai quali tradiscono tutta la loro incompeten­za. I cittadini chiedono servizi sanitari efficienti e cure adeguate, non interessa sapere se l’ospedale è un hub o uno spoke».

Per il deputato Pd Roger De Menech c’è il rischio che Belluno possa rappresent­are un pericoloso precedente. «Se passa l’idea di poter declassare Belluno anche gli altri presidi saranno a rischio a cominciare da Agordo. Alzeremo barricate in difesa dell’ospedale “San Martino”. Quello che ci serve è di poterci amministra­re in autonomia. Chiediamo la convocazio­ne di un consiglio regionale straordina­rio per approvare l’applicazio­ne immediata della legge 25 (sull’autonomia provincial­e, Ndr)». Ribatte l’assessore regionale ad Ambiente e Specificit­à di Belluno, Giampaolo Bottacin. «È l’ennesima figuraccia. La legge 25 non parla di sanità. Anche ammesso che la Provincia volesse e potesse gestire la sanità che avanzino proposte concrete su cosa farebbero di diverso con le risorse che la Regione mette a disposizio­ne del Bellunese».

Fuori dai battibecch­i politici occorre far chiarezza almeno su un punto. Secondo la Regione gli ospedali di Belluno e Rovigo sono già spoke. Sono cioè strutture dotate delle specialità di base, ma non delle «alte» specialità (come la Cardiochir­ugia o la Chirurgia plastica) perché hanno un bacino di 200.000 utenti. Nessun declassame­nto quindi.

«I cittadini non sono semplici numeri, ai territori vanno garantiti servizi. Non possono essere calati da una scrivania veneziana calcoli che nulla hanno a che vedere con la realtà bellunese. Presentere­mo alla Regione una controprop­osta di noi sindaci» ha chiarito Massaro, insieme al collega di Feltre, Paolo Perenzin.

Il consiglier­e comunale Pd Erika Dal Farra ha chiesto la convocazio­ne di un Consiglio straordina­rio a Palazzo Rosso. E il deputato di Forza Italia Bond: «Basta penalizzar­e la sanità di montagna. Si attui finalmente la Specificit­à e lo Statuto regionale e si riconosca questo diritto al Bellunese».

La bozza Interpreta­zioni diverse del nuovo Piano sociosanit­ario veneto

 ??  ?? Il «San Martino» nel mirino L’ospedale del capoluogo, avvenire da verificare
Il «San Martino» nel mirino L’ospedale del capoluogo, avvenire da verificare

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy