Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ospedale, polemiche sul futuro Dubbi su un declassamento
Il Pd: «Non sarà più principale». La Regione: già ora non è un hub, ma spoke
BELLUNO Guerra aperta tra Regione e la provincia dolomitica. Al centro della disputa la bozza del nuovo Piano sociosanitario veneto che giungerà presto sul tavolo della giunta e della Quinta commissione, quella appunto Sanità. Si prevede la riduzione degli ospedali «hub», cioè le strutture che hanno un bacino di utenza di un milione di abitanti, da sette a cinque. Belluno e Rovigo subirebbero, secondo i critici, un declassamento. C’è chi ha minacciato di fare barricate e chi ha chiesto la convocazione del consiglio comunale e di quello regionale.
«Nel mirino ora c’è l’ospedale del capoluogo, ma il nuovo Piano potrebbe rivelare brutte sorprese per molte altre strutture — ha commentato il segretario regionale Pd, Alessandro Bisato — Siamo preoccupati. È un altro tentativo di far pagare ai cittadini i costi della riorganizzazione del sistema sanitario. Il passo successivo sarà ridurre al minimo o chiudere gli ospedali pubblici».
Secca la risposta dell’assessore regionale alla Sanità, il leghista Luca Coletto. «Se gli esponenti del Pd vogliono fare speculazione politica — ha dichiarato — abbiano almeno il buon senso di non farlo in modo improprio sui temi della sanità rispetto ai quali tradiscono tutta la loro incompetenza. I cittadini chiedono servizi sanitari efficienti e cure adeguate, non interessa sapere se l’ospedale è un hub o uno spoke».
Per il deputato Pd Roger De Menech c’è il rischio che Belluno possa rappresentare un pericoloso precedente. «Se passa l’idea di poter declassare Belluno anche gli altri presidi saranno a rischio a cominciare da Agordo. Alzeremo barricate in difesa dell’ospedale “San Martino”. Quello che ci serve è di poterci amministrare in autonomia. Chiediamo la convocazione di un consiglio regionale straordinario per approvare l’applicazione immediata della legge 25 (sull’autonomia provinciale, Ndr)». Ribatte l’assessore regionale ad Ambiente e Specificità di Belluno, Giampaolo Bottacin. «È l’ennesima figuraccia. La legge 25 non parla di sanità. Anche ammesso che la Provincia volesse e potesse gestire la sanità che avanzino proposte concrete su cosa farebbero di diverso con le risorse che la Regione mette a disposizione del Bellunese».
Fuori dai battibecchi politici occorre far chiarezza almeno su un punto. Secondo la Regione gli ospedali di Belluno e Rovigo sono già spoke. Sono cioè strutture dotate delle specialità di base, ma non delle «alte» specialità (come la Cardiochirugia o la Chirurgia plastica) perché hanno un bacino di 200.000 utenti. Nessun declassamento quindi.
«I cittadini non sono semplici numeri, ai territori vanno garantiti servizi. Non possono essere calati da una scrivania veneziana calcoli che nulla hanno a che vedere con la realtà bellunese. Presenteremo alla Regione una controproposta di noi sindaci» ha chiarito Massaro, insieme al collega di Feltre, Paolo Perenzin.
Il consigliere comunale Pd Erika Dal Farra ha chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario a Palazzo Rosso. E il deputato di Forza Italia Bond: «Basta penalizzare la sanità di montagna. Si attui finalmente la Specificità e lo Statuto regionale e si riconosca questo diritto al Bellunese».
La bozza Interpretazioni diverse del nuovo Piano sociosanitario veneto